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Una riflessione sulle anime della “rete”

Sul blog arabafenice86, che altro non è che il blog personale associato alla mia pagina di Sociologia, ho parlato delle “anime” della rete.

In un mondo in cui la caratteristica principale  è l’interconnessione tra vari attori sociali, siano essi individui, gruppi, istituzioni, e così via, occorre riflettere anche sulle visioni che popolano il mondo circa la “rete”.

Nel socio-cyberspace, così come lo ho definito in un articolo sulla rivista Scienza&Pace (2012), gli individui possono fare acquisti e/o vendite (dimensione economica), possono conoscere persone per scopi amichevoli, amorosi, sessuali (dimensione socio-affettiva), possono scambiare idee politiche, sulle elezioni, sui candidati, sugli avversari, sulle situazioni in luoghi lontani e piegati dalle guerre e dalle violenze (dimensione socio-politica), insomma, sembra possano fare qualunque cosa. E naturalmente con estrema facilità, velocità ed economicità: basta un click!

La rete  consentirebbe all’uomo di superare le barriere spazio-temporali, d’intrattenere “relazioni sociali”, seppur mediate dalla tecnologia, con altri individui, gruppi, associazioni, e istituzioni politiche ed economiche. Da un lato ci sono quelli che Evgeny Morozov ha chiamato i cyber utopisti e dall’altra parte della barricata, ci sono i cyber-scettici. I primi professano la totale intrinseca democraticità della rete, i secondi ne descrivono i lati negativi.

Sembrano essersi dimenticati tutti che, come aveva affermato Kranzberg tempo fa, “la tecnologia non è né buona né cattiva”, è uno strumento e non può né pensare né avere coscienza. Dietro all schermo ci siamo noi, esseri umani e senzienti, siamo noi dunque a determinare l’uso di questo strumento o in bene o in male. Da questo punto di vista, allora, la tecnologica “non è neppure neutrale”.

Nell’articolo che ho pubblicato oggi ho cercato di riflettere sugli aspetti positivi e negativi della rete, partendo dai contributi di Morozov. Ci sono esempi chiari di come la rete possa essere usata sia per fini democratici, sia per fini antidemocratici. Ci sono democrazie che usano il potenziale di internet, non meno dei regimi autoritari. Che siano solo le democrazie occidentali ad usare internet è una sciocchezza, anzi, un’ingenuità.

C’è un potenziale enorme dietro internet, ma è “ingenuo”, per non dire “folle”, credere che la rete possa essere di per sé uno spazio democratico e libero, e soprattutto credere che possa auto-regolarsi e sempre e solo in meglio. Questa ingenuità ci costerà cara, anzi ci è già costata cara. Dopo il caso della NSA americana, l’opinione pubblica ha scoperto che eravamo e siamo tutti spiati, eppure niente è effettivamente cambiato: non possiamo fare a meno di Internet, a costo di mettere a repentaglio la nostra privacy.

Solo noi siamo in grado di capire cosa è giusto o cosa non lo è, siamo noi a dover decidere cosa dire e cosa non dire, cosa commentare e cosa no, cosa condividere e cosa no. La rete è uno strumento, siamo a deciere il suo utilizzo. Certo, non possiamo controllare al 100% lo spazio online, nemmeno il nostro, perché un post può essere preso da un amico e condiviso da altri, e questi a loro volta possono condividere e nel giro di pochi secondi ci possono essere centinaia di persone che hanno letto questo messaggio e sanno anche chi è l’autore.

La rete è uno strumento importante e utile, ma ci obbliga ad una responsabilizzazione radicale di noi stessi: dobbiamo darci un limite, e questo implica conoscersi. È indispensabile essere consapevoli dei rischi e delle opportunità e poi scegliere: le conseguenze di ciò che accade saranno, poi, comunque solo in parte nostre, poiché nel web, tutto è fluido, tutto è labile e ciò che ci sfugge per un micro-secondo potrebbe essere stato preso e diffuso da qualcuno e poi sarà impossibile intervenire.

La rete non è “al di là” del mondo, si basa sul materiale, necessita di cavi, connessioni, hardware, per poter esistere. Lo spiega bene Gianni Riotta nel suo ultimo libro, dedicato proprio al “web”. La rete è nel mondo, e ha effetti sul mondo reale, perché al di là dello schermo ci sono persone e un’informazioni piuttosto che un’altra può fare la differenza.

Ciò che però voglio ribadire è che non è la rete di per sé ad essere o positiva o negativa, liberatrice e schiavista, democratica o antidemocratica, è l’uso che ne viene fatto, dalla rete, a qualificarla vuoi in un modo vuoi in un altro.

Approfondimenti:

Quadrelli F., Una riflessione sulle varie anime della “rete”, in arabafenice, 10.06.2013.

 



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