Mps, Carige, Banca Marche, Tercas, Cariferrara. Queste e non solo le banche controllate dalle fondazioni bancarie, che annaspano durante la crisi. Ma il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, d’intesa con il direttore generale Vincenzo La Via e il responsabile Vigilanza sugli enti creditizi Alessandro Rivera, starebbe preparando il campo a una nuova legge ad hoc che risolva i problemi di concentrazione, indebitamento e investimenti speculativi che hanno caratterizzato troppi enti vigilati.
II contatti tra ministero e Acri
E’ quanto spiega Andrea Greco su Repubblica, aggiungendo che “anche il vertice Acri, rappresentato da Giuseppe Guzzetti, auspica un rinnovamento serio, la recente adozione della Carta delle Fondazioni ne è parziale testimonianza, ed è in corso il confronto istituzionale del caso. A via XX settembre ci si limita a confermare ‘che è in corso un’analisi sulla disciplina delle Fondazioni’ ma i primi incontri al tavolo ristretto tra vertici del dicastero e dell’Acri sono un fatto, per giungere a un documento tecnico che possa poi trasformarsi, compatibilmente con la tenuta del governo, in legge. Legge, non atto amministrativo, perché come ha stabilito la Consulta il Tesoro ha mere funzioni di controllo ex post sugli enti”.
I quattro paletti alle Fondazioni
A quanto si apprende, prosegue Repubblica, i “paletti” su cui il Tesoro sta lavorando sarebbero quattro. “Anzitutto abolire il controllo di una Fondazione sulla banca conferitaria: tratto comune a tutti i casi critici a partire da Mps, ma anche dell’ente Carige, risalito al 47% della banca convertendo un bond comprato a debito. Su questo l’Acri porrebbe l’eccezione delle banche piccole, per esempio a Cuneo e Biella, che rischierebbero di perdere il socio di controllo e finire inglobate in altre, a danno delle economie territoriali”.
Secondo punto critico è l’effettiva diversificazione del patrimonio degli enti: “Il Tesoro pensa a un limite del 30% nella conferitaria (potrebbe essere un problema per Compagnia Sanpaolo, Cariparo, e ancora Mps)”.
Terzo punto, il divieto allo studio di sottoscrivere aumenti di capitale a debito.
Quarto, il divieto di investire in derivati e in hedge fund: “Già il governo Prodi bis (2006-2008) preparava simili iniziative, che avrebbero forse riparato dai problemi recenti; ma l’azione della forte lobby fondativa sul sottosegretario al Tesoro Roberto Pinza permise di scansare il blitz. Dal 17 maggio Pinza è presidente di una fondazione, Cariforlì”.
Redditività e perdite delle quote bancarie delle Fondazioni
“Oggi si sentono sotto i riflettori della critica e con patrimoni depressi dai ribassi delle azioni bancarie. Inoltre la bassa redditività di quell’investimento riduce al minimo le erogazioni distribuibili ai territori. Le quote bancarie sono contabilizzate a valori che implicano forti minusvalenze: ai prezzi di metà settembre San Paolo perderebbe 1 miliardo cedendo il suo 10% in Ca’ de Sass, Cariverona 1,16 miliardi, Cariparo 280 milioni. E una parte degli utili di gestione, vale per Cariplo, Mps, Cariparo, proviene da extra dividendi liberati dalla conversione di Cassa depositi (un fatto del 2013 ‘anticipato’ a benefici contabili). Nel bilancio dell’ente veronese guidato da Paolo Biasi si trova perfino l’ingiunzione del Tesoro a redigere un piano di ripristino della “riserva rivalutazione plusvalenze”, bruciata l’anno prima per svalutare quote in Unicredit (1,4 miliardi) e altri titoli (234 milioni)”.