Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Giorgio Ponziano apparso sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.
Europa sì o Europa no? Il governo islandese ha sospeso le trattative per l’ingresso nell’Unione europea, in disaccordo con le misure di austerità imposte ai Paesi membri, in Francia l’euroscetticismo di Marine Le Pen sembra guadagnare imprevisti consensi, mentre i greci stanno ancora manifestando contro Bruxelles e in Italia il terzo partito, quello dei 5stelle, evoca di quando in quando un referendum per uscire dall’euro e quindi dall’Europa. Non è un buon momento per l’Ue. Ma tra tante critiche, c’è chi invece bussa alla porta dell’Europa: è San Marino, i cui cittadini domenica andranno a votare per decidere, con un referendum, se aderire all’Ue. Due interrogativi sono d’obbligo, affinchè si vada oltre quella porta d’ingresso: il primo è che la maggioranza dei cittadini della piccola Repubblica votino sì, ma 5 partiti su 8 sono favorevoli e i sondaggi indicano una chiara vittoria degli europeisti, il secondo è che la trattativa tra Stato e Ue vada poi in porto nonostante le zone d’ombra della legislazione finanziaria sammarinese, che sarà necessario superare per apporre la firma.
Il fatto è che tra i tanti che vedono l’Europa come un freno tirato sulla ripresa dell’economia (soprattutto per colpa della Germania) qui, all’opposto, si sta vivendo l’Europa come l’ancora di salvezza. Mai a San Marino, nel dopoguerra, si è respirata aria più depressa. La «stretta» alla finanza allegra imposta dall’ex-ministro Giulio Tremonti e continuata dal governo Letta insieme a scandali che hanno coinvolto alcune banche hanno drasticamente ridotto l’import di capitali, il turismo risente della contrazione determinata dalla crisi dei consumi e di un’offerta che non ha saputo rinnovarsi, le poche industrie lavorano a scartamento ridotto, il governo è costretto a inediti tagli al welfare: il Titano per voltare pagina e risalire la china chiede aiuto all’Europa dopo averla finora snobbata.
I 33 mila sammarinesi si ritroveranno sulla scheda la dicitura: «La Repubblica, giudicando il proprio ordinamento conforme ai requisiti fissati dal trattato dell’Unione europea, avvia la procedura di adesione. Il governo è tenuto ad adempiere alle formalità di istruttoria e di negoziazione. La legge dovrà fissare un termine brevissimo entro il quale la domanda di adesione all’Unione europea dovrà essere inoltrata».
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