Pressocchè assenti fino a qualche giorno fa, le tensioni sui mercati finanziari causate dallo stallo politico al congresso si stanno intensificando. Se la chiusura sui minimi di Wall Street ieri sera ne è la dimostrazione più eclatante, altre parti meno note del sistema finanziario stanno dando segnali di stress crescente.
La fiammata osservata nei rendimenti dei Treasury Bill brevi ieri riflette anche un inizio di stress sul mercato dei pronti contro termine, dove apparentemente questo tipo di carta comincia ad essere accettata con difficoltà dagli operatori, timorosi che un mancato aumento del debt ceiling conduca ad un default. Poiché, come argomenta questo pezzo del FT , una vasta gamma di investitori utilizza i treasury come collaterale per ottenere cash o garantire posizioni in derivati, un eventuale deterioramento del mercato dei repo puo’ scatenare un la liquidazione di posizioni in asset divenute difficili da finanziare o oggetto di “margin call” .
Come illustrato giorni fa, un default del Tesoro US è un’eventualità assai improbabile. Anche nel caso estremo che l’impasse a Capitol Hill si prolunghi fino a fine ottobre, gli USA dispongono di diversi modi per evitare il default tecnico (per esempio possono far comprare i Tbill in scadenza alla FED). Detto questo, la sola possibilità teorica di un evento del genere può essere sufficiente a danneggiare la fiducia, in un mercato, come quello del collaterale, i cui operatori sono estremamente risk adverse. Si tratta di una delle catene di trasmissione dello stress dalla politica ai mercati.
L’aspetto positivo di questi improvvisi scricchiolii del sistema è che la pressione sui politici perchè giungano ad un compromesso sta rapidamente aumentando. Nessun passo serio è stato ancora compiuto, ma l’attività diplomatica si sta intensificando e da ieri i toni si stanno un po’ ammorbidendo. Qualche giorno ancora di questa musica dovrebbe sicuramente ottenere l’effetto di portare le parti al tavolo di negoziazione. Purtroppo, la minaccia dei mercati porterà con maggiore probabilità a un deal di breve, che rinvia la questione di qualche mese, lasciando le parti quanto mai divise sulle questioni di medio periodo.
Qualunque sia la dimensione della toppa che cuciranno sulle finanze pubbliche US, l’impressione personale è che l’economia americana dovrà comunque fare i conti con i danni che lo stallo ha inflitto e sta continuando a infliggere alla confidence. La penuria di dati macro imposta dallo shutdown rende difficile rilevare eventuali segnali, ma alcune survey private stanno cominciando ad anticipare gli effetti dell’autolesionismo dei membri del congresso.
Giuseppe Sersale
Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr