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Zanonato-Orlando 1-1, ma la strategia nazionale sulla green economy dov’è?

In un recente comunicato predisposto da nove ministri europei – tra cui Zanonato – il 23 ottobre si legge “la Commissione europea dovrebbe portare avanti iniziative settoriali su importanti settori tradizionali come l’acciaio e la nautica ed estendere questo approccio a settori in crescita come la farmaceutica, l’informazione, la comunicazione e le tecnologie verdi.”
Un’affermazione senz’altro condivisibile, che tra l’altro evidenzia un riconoscimento del ruolo della green economy.
Il comunicato poco oltre prosegue però così “Allo stesso modo la Commissione dovrebbe esaminare il divario di competitività tra l’Europa e le economie avanzate, causata dalle differenze sia nei prezzi dell’energia che dagli impegni per ridurre le emissioni di CO2 e produrre energia rinnovabile. Prima del febbraio 2014, infine, la Commissione dovrebbe proporre soluzioni per colmare tale divario”.
Ora, che il citato divario rappresenti un problema per la competitività delle nostre aziende non c’è dubbio, ma che sia possibile colmarlo promuovendo contestualmente la green economy appare un po’ contraddittorio. La richiesta – essendo improbabile che la Commissione possa trovare il modo di ridurre il gap di costo dell’energia e di impegni sulla CO2 e sulle rinnovabili con iniziative interne all’UE – finisce per tradursi in un invito a ridurre gli impegni per il futuro (a meno che l’idea non sia di chiamare Cina, India e le altre economie in crescita e chiedere ai loro governi di provvedere alla riduzione del divario in questione…).
A completare il quadro segnalo il comunicato di 13 ministri dell’ambiente europei, tra cui il nostro Orlando, che chiede invece di “concordare un pacchetto ambizioso di politiche per energia e clima per il 2030, riformare il mercato europeo delle emissioni (ETS) e assicurare che l’UE sia in grado di offrire un target importante di riduzione di CO2 sul tavolo dei negoziati Onu sul clima del 2014”.
Difficile vedere una coerenza fra i due comunicati. Qualche considerazione.
Una promozione forte della green economy unita alla riduzione delle emissioni di CO2 non può che aggravare nel breve termine il differenziale dei prezzi con i Paesi che non investono in tal senso.
Il motivo per cui si è deciso di promuovere la riduzione della CO2 e le rinnovabili è che porteranno una serie di benefici nel medio-lungo termine. Si sono investite delle risorse perché si pensa che si ripagheranno con gli interessi e che favoriranno la competitività delle imprese, con la consapevolezza che tali benefici si vedranno nel tempo.
A questo punto l’unico errore da evitare con cura è quello di tornare sui propri passi relativamente alle politiche sulla green economy. Ormai Cina e India si sono lanciate su questo tema e fermarsi vorrebbe aver buttato al vento i soldi investiti in questi anni. La rotta ormai è tracciata, si può solo decidere se partecipare da attori protagonisti o da comparse.
Ai nostri ministri suggerisco invece la canzone della Nannini “Ti telefono o no, ti telefono o no, ho il morale in cantina – Mi telefoni o no, mi telefoni o no, chissà chi vincerà”, sperando che uno dei due ceda alla lusinga.

Link ai comunicati:
www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2029443
www.minambiente.it/comunicati/europa-riduca-subito-emissioni-co2-lappello-di-orlando-e-12-ministri-europei



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