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Un altro trilemma per l’eurozona

Siccome viviamo tempi difficili non basta più dover affrontare semplici dilemmi.

Ormai l’eurozona si trova di fronte solo trilemmi.

Deve vedersela con un celebre trilemma monetario, e deve far fronte ad un altro impegnativo trilemma politico.

Ma da quando è esplosa la crisi è arrivato un altro trilemma: quello finanziario.

L’ultimo a parlarne è stato Vitor Constancio, vide presidente della Bce, in una recente conferenza organizzata dalla Banca Santander a Madrid. Il tema ve lo potete immaginare: l’Unione Bancaria.

Lontano dal clamore delle cronache, i nostri banchieri centrali si stanno dando un gran daffare per spiegare urbi et orbi (ma sempre in ambienti tecnici) la bellezza e la bontà della nascente Unione bancaria. Tutti costoro concordano sull’origine della crisi europea e intravedono nella nuova unione bancaria il rimedio più sicuro per curare i sintomi del malessere sin dalla loro origine, che poi è molto semplice: il credito facile.

E’ stato il credito facile infatti a generare gli afflussi di denaro in conto capitale dei PIIGS e il relativo deficit sulle partite correnti. “L’esposizione delle banche dei paesi core verso i paesi periferici è più che quintuplicata dal 1999 al 2007″, dice il nostro banchiere.

E’ stata la ritirata del credito facile a rendere insostenibili debiti privati gonfiati fino allo sfinimento dal credito facile e a provocare l’esplosione del debito pubblico, chiamato a metterci una pezza e quindi finito in crisi anch’esso.

Dulcis in fundo, è arrivata la crisi dello spread, conseguenza diretta della crisi del debito pubblico, che ha “costretto” le banche a farsi carico del finanziamento dei debiti sovrani, opportunamente foraggiate dalla Bce.

Così siamo arrivati alla fine del problema che corrisponde all’inizio: le banche.

Sono le banche, oggi, il problema dell’eurozona, come ieri, secondo i nostri banchieri centrali, erano le monete volatili.

Sicché è del tutto logico che all’unione monetaria succeda un’unione bancaria.

Questo è il succo della narrazione di Constancio che prepara la ricetta che conosciamo bene: meccanismo unico di supervisione e poi di risoluzione, una volta chiarito a norma di legge chi dovrà mettere i soldi sul tappeto per tappare eventuali falle scovate dal supervisore sovranazionale una volta che la Bce avrà concluso il suo assessment sulle principali banche europee a fine ottobre del 2014.

“Il Single supervisory mechanism – spiega Constancio – inizierà formalmente la supervisione nel novembre 2014 – sottolinea Constancio – ed è stato disegnato per risolvere il trilemma finanziario provocato dal livello nazionale di supervisione, al fine di garantire l’integrazione e la stabilità finanziaria spostando la supervisione a livello sovrazionale”.

Ecco il punto: anche il trilemma finanziario, al pari degli altri due, si risolve spostando potere dal livello nazionale a quello sovranazionale.

Vale la pena approfondire.

Il concetto di trilemma finanziario è stato elaborato da Dirk Schoenmaker, studioso di finanza bancaria, che nell’aprile 2011 ha pubblicato uno studio (“The financial trilemma”) che ha scalato le classifiche delle banche centrali.

Schoenmaker è una delle firme illustri della Duisenberg school of finance, presso la quale ha pubblicato diversi paper dedicati proprio all’analisi delle questioni bancarie europee, che è un’istituzione intitolata, non a caso, al primo presidente olandese della Bce, Wim Duisenberg.

Questo serve a contestualizzare un po’ l’analisi.

Al termine di una lunga dissertazione, il nostro economista definisce il nuovo trilemma in questi termini: non è possibile avere allo stesso tempo la stabilità finanziaria, banche transfrontaliere e la supervisione nazionale. Bisogna scegliere di rinunciare a una cosa per avere le altre due.

Il trilemma, insomma, ricalca lo schema classico: fisso tre opzioni, le rendo simultaneamente incompatibili e ”suggerisco” a quale rinunciare.

Un espediente retorico.

E sarà pure un caso, ma tutti i trilemmi finiscono con la rinuncia a qualcosa di nazionale.

Infatti lo stesso Schoenmaker, pochi mesi dopo, nel gennaio 2012, pubblica un altro paper dal titolo “Banking Supervision and Resolution: The European Dimension”, dove propone una personalissima soluzione al trilemma da lui stesso inventato: “Bisogna muovere la supervisione bancaria dal livello nazionale a quello sovranazionale. E fare ciò renderà necessario mettere in mani europee la risoluzione delle crisi, basata su una credibile dotazione finanziaria e accordi legali”.

Ma non è che bisognava essere economisti di spicco per trovare questa soluzione. Alla stabilità finanziaria, infatti, nessuno vuole o può rinunciare. Che le banche siano ormai transfrontaliere è un dato di fatto, da quando c’è totale libertà di movimento dei capitali. Rimane la supervisione nazionale, e capirai: se ne può tranquillamente fare a meno per avere le altre due cose.

E infatti a giugno 2012 il Consiglio europeo, pressato dalla crisi e dalla frammentazione finanziaria europea, fissa i paletti della futura Unione bancaria, fissando i tre pilastri, primo fra i quali la supervisione, che viene affidata alla Bce.

Sicché si capisce beneperché Constancio concluda manifestando la convinzione che “la lezione più importante che abbiamo imparato è che un mercato finanziario unico con una moneta unica necessita di un meccanismo sovranazionale unico di supervisione e di risoluzione”.

E poi dice che gli economisti non servono.

Servono eccome.

In tutti i sensi.



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