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A tu per tu con Assange. Parla Pittella

La notizia è arrivata con breve lancio d’agenzia: “Julian Assange sta bene e chiede all’Europa di stipulare un trattato con gli Usa contro lo spionaggio”. È stato il vicepresidente vicario del Parlamento europea Gianni Pittella a riferire le parole del fondatore di WikiLeasks da oltre 500 giorni costretto nell’ambasciata ecuadoriana a Londra per non essere estradato in Svezia dove dovrebbe essere sentito dalla magistratura sulle accuse di stupro (rapporti sessuali consensuali, ma senza usare il preservativo, nonostante l’esplicita richiesta) mossagli da due donne. L’eventuale interrogatorio a Stoccolma è infatti considerato il preludio all’estradizione negli Stati Uniti dove rischia l’incriminazione per la pubblicazione di migliaia di documenti riservati dell’ammnistrazione americana. Pittella, candidato alle primarie per la segreteria del Partito democratico, ha accettato di parlare con Formiche.net dell’incontro con Assange cui ha partecipato anche il Nobel per la Pace Mairead Maguire.

Come nasce l’idea e perché un incontro con il fondatore di WikiLeaks?
L’incontro nasce dalla volontà dei premi Nobel di incontrare Assange per motivi umanitari. Hanno chiesto il sostegno delle istituzioni, il Parlamento europeo, che sono state presenti nella mia persona. Ho partecipato volentieri sia sul piano umanitario sia per ascoltare cosa Assange aveva da dire per quanto riguarda la privacy, la democrazia e la sicurezza dei dati. È stato un colloquio di oltre due ore. Ho trovato Julian Assange in ottima salute, anche se costretto da 500 giorni all’interno dell’ambasciata quando potrebbe godere dell’asilo politico in Ecuador.

Al riguardo ha cercato il sostegno del Parlamento europeo affinché intervenga con il governo britannico per permettere un salvacondotto che eviti l’arresto una volta lasciata l’ambasciata e gli permetta di andare in Ecuador?

Ha spiegato il perché sia necessaria la solidarietà, ma non ha chiesto aiuto al Parlamento europeo

In un’intervista all’agenzia France Presse il presidente ecuadoriano, Rafael Correa, ha detto che la Gran Bretagna viola i diritti umani di Assange. Dopo averlo incontrato condivide queste accuse?

Quando si tiene qualcuno chiuso in quattro mura c’è una violazione della sua libertà.

Assange ha parlato della necessità di un accordo sullo spionaggio con gli Usa. Ritiene si possa arrivare a un’intesa?
Occorre negoziare un regolamento e arrivare a un vero e proprio trattato per presiedere alle regole del trasferimento dei dati. Secondo quanto ci ha spiegato Assange, ad esempio, ogni qual volta si usa una carta di credito, i dati sono trasferiti all’agenzia nazionale per la sicurezza statunitense. Se così fosse non si tratterebbe soltanto di spionaggio su politici ma di un problema comune a tutti i cittadini. Ci sono poi le ripercussioni per i legami con attori finanziari che possono regolare le loro operazioni in Europa avendo a disposizione una mole di dati. La disparità tra Europa e Stati Uniti è indiscussa. Si tratta di salvaguardare la sovranità economica e politica dell’Europa così come la libertà e la privacy di ogni cittadini europeo.

Su questi temi il Parlamento europeo sembra molto più attivo rispetto alla Commissione europea. C’è inoltre una schiera di commentatori che usa l’argomento “tutti spiano”.
In questo caso non vale il “rubano tutti”. Si tratta di una battaglia di civiltà. Il Parlamento europeo rappresenta i cittadini e ne deve essere garante. La nostra azione sulla privacy è impostata su questo. Si chiedono maggiori tutele alle banche sulla gestione dei dati. Abbiamo chiesto di sospendere i negoziati sul trattato di libero scambio con gli Usa.

Quali sono secondo lei gli obiettivi di Assange?
Per l’idea che mi sono fatto è fortemente convinto di essere protagonista di una battaglia per la democrazia e la libertà ed è spinto da questa carica emozionale.


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