Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Basta eliminare il contante per risolvere i problemi dell’Italia?

Nei giorni scorsi – per qualche ora – la War on Cash (guerra al contante) aveva ritrovato le prime pagine dei giornali, quando il Ministro dell’Economia e delle Finanze aveva riproposto la possibilità di ridurre (ulteriormente e per l’ennesima volta) la soglia per l’utilizzo del contante. Questa tipologia di provvedimento (prevista dall’articolo 49 del Decreto Antiriciclaggio, anche per gli strumenti di pagamento non tracciabili) periodicamente ritorna in auge, riaprendo una serie di dibattiti sia sugli effetti che sulla sua utilità.

Purtroppo, come spesso accade, i “singoli” interventi non contestualizzati, non sempre portano agli effetti sperati, anzi al contrario possono innescare fenomeni esattamente opposti.
Se osserviamo il dispositivo “madre” fa riferimento all’antiriciclaggio, ovvero la prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo: quindi, la capacità di aumentare la tracciabilità delle movimentazioni finanziarie si correla direttamente a quella di ridurre i complessi e creativi fenomeni “gravi” legati alle organizzazioni con finalità criminali e terroristiche.

Negli ultimi anni, però, il legislatore ha più volte utilizzato l’impianto del Decreto Legislativo 21 novembre 2007, n.231 in altri ambiti, sia per contenere l’evasione fiscale, per razionalizzare le uscite della pubblica amministrazione ma anche per una migliore ed attenta attività di monitoraggio nella gestione degli appalti.

Sta di fatto che dal 2007 ad oggi la soglia all’uso del contante e dei titoli al portatore, attraverso diversi provvedimenti, è stata abbassata fino a raggiungere (in Italia) quella dei mille euro. Sebbene sia vero che – in effetti – negli altri Paesi, il volume di contante circolante sia inferiore, è altrettanto opportuno effettuare alcune considerazioni di carattere culturale e sociologico per poter prevedere alcuni effetti “reali” di tali provvedimenti.
In primis, se si abbassasse al di sotto dei 500 euro, probabilmente avremmo un problema con la circolazione della corrispondente banconota…in Italia diventerebbe vietato utilizzarla: e cosa ne penserebbe la Commissione, l’Unione Europea e la BCE? Rischieremmo un procedimento di infrazione?!

Peraltro, siamo un popolo di risparmiatori tradizionali (quelli che i denari messi da parte preferiscono tenerli sotto il materasso, in vista di spese impreviste) e – nelle generazioni di maggiore età – con un livello tecnologico e di informatizzazione non “proprio” elevatissimo.

Infatti, è purtroppo accaduto che le persone – soprattutto le più anziane – poco avvezze agli strumenti elettronici di pagamento (carte di credito, bancomat, etc) abbiano avuto in queste limitazioni, un corrispondente disagio “operativo”, inibendole spesso a spendere (complice anche la crisi).
D’altro canto, chi la facoltà di spesa l’aveva conservata (come ad esempio i turisti stranieri), piuttosto che soggiacere ai limiti italiani, ha preferito andare all’estero, con la conseguenza che il profitto dei commercianti si è – di fatto – spostato fuori confine (esattamente come le tasse non pagate nel nostro Paese). È nota a molti la notizia di una nota marca che ha incrementato i propri profitti in un negozio in Germania, mentre il negozio di Milano ha avuto un calo proporzionale!Fenomeno non dissimile da quello che accaduto al settore della nautica, in cui i proprietari di barche (non volendo essere controllati, a torto o ragione) si sono spostati di pochi chilometri fuori confine, per evitare i controlli, impoverendo (loro malgrado) le nostre località turistiche.

D’altro canto, se la riduzione della soglia sull’uso del contante, puntava a fare emergere gli illeciti di evasione fiscale, non sembra che siano stati considerati alcuni aspetti: innanzitutto, che il fenomeno evasivo, oggigiorno, non è mai isolato, ma al contrario viene effettuato su filiere molto lunghe che iniziano e si concludono “senza fattura”, trovando comunque in qualche modo come “ovviare” ai limiti imposti. Siamo certi che percentualmente l’evasione fiscale si sia ridotta grazie all’abbassamento della soglia dell’uso del contante? Forse le entrate sono aumentare in considerazione delle sanzioni per le infrazioni ex art.51.

A questo punto, sarebbe opportuno pensare a soluzioni che prevedano una sostenibilità sia sociale che economica, più organiche ed inserite in un quadro di riforma più ampio.

Una di queste (ma certamente non l’unica), potrebbe essere di prevedere in accoppiamento ad una riduzione impositiva – quindi di fatto con un sistema premiante – la riduzione o addirittura eliminazione (con sanzioni significative, nel caso di infrazione) l’uso degli strumenti di pagamento non tracciati (e quindi anche il contante) nel rapporto B2B (commerciale tra soggetti con partita iva) e B2G (nei confronti della PA), così da arginare gli abusi e le perdite di informazioni utili per la ricostruzione dei grandi movimenti di valore.
Nello stesso tempo – quindi, con la medesima norma, anche per dare stimolo alla economia – razionalizzare (ovvero potendo anche aumentare) la soglia di uso del contante nei rapporti tra le persone e nel B2C (ovvero con i dettaglianti) accoppiando anche un incentivo all’uso di strumenti elettronici di pagamento (ad esempio, riducendo i costi di accesso alle carte elettroniche ovvero dotando gratuitamente ogni cittadino di una carta di pagamento in sostituzione del contante).
In questo modo, si interverrebbe applicando la teoria di Pareto dell’80-20, creando un sistema dissuasivo da un lato e premiante dall’altro, che potrebbe trovare anche la collaborazione delle imprese e dei cittadini.

È, quindi, comprensibile e condivisibile la preoccupazione del legislatore, ma la soluzione dovrebbe essere calata nella nostra realtà sociale e culturale: sia per poter raggiungere gli obbiettivi sperati, sia per creare meno disagio alle persone, ma non ultimo per non alimentare la percezione di paura nello spendere che – insieme alla situazione di crisi – contribuisce a deprimere gli acquisti e quindi la nostra economia.

A quel punto il gioco varrebbe la candela?

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter