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Da Berlino al PD, due righe autobiografiche

In questo spazio ho scritto di molte cose: di politica, di economia, di diritti, di arte e di tante altre cose, continuerò a farlo. Per una volta, però, parlerò di me stesso. Lo faccio perché da poco tempo sono stato eletto Presidente del PD di Berlino e dunque avverto la responsabilità di un ruolo che mi onora, e che spero di onorare, anche se in una dimensione territoriale non così rilevante per la politica italiana o per il PD stesso.

L’impegno politico è, per me, prima di tutto passione e responsabilità. Vale per una posizione piccola, come per una grande. Se decidi di rivestire un ruolo che ti viene concesso, perché delle persone ti concedono fiducia, lo devi fare con serietà e con un impegno sincero altrimenti sarebbe opportunismo, incoerenza e superficialità.

L’impoverimento politico coincide con l’impoverimento sociale e culturale del nostro Paese. La responsabilità è di tutti, non certo solo di Silvio Berlusconi. Ho avuto modo di dirlo più volte: Berlusconi è più l’effetto che la causa. Ma tant’é.

La critica più forte che ho mosso a Silvio Berlusconi è stata quella dell’aver trasformato la Politica in un talk-show, in uno strumento per raggiungere fini personali e di aver gestito la res publica  come la propria azienda, i ministri come i suoi figli, i deputati come i suoi sottoposti. La mia idea di politica non coincide con questo sistema patriarcal-feudale, è qualche cosa di diverso. Con questo, però, non voglio nascondermi dietro a un dito: il Partito Democratico ha fatto molti errori, prima ancora la sinistra italiana in senso più ampio. Infatti, se da un lato abbiamo una destra capitanata da Silvio Berlusconi che da vent’anni più o meno tiene banco, lo si deve anche ad una inefficienza politica dell’opposizione. Personalmente credo che il problema principale del PD sia l’incapacità comunicativa, poi l’aspetto correntistico, dove questo o quel personaggio muove le fila nel per interessi personali, mascherando il tutto con manifesti di buon senso e di interesse comune.

Politica dovrebbe essere una passione vissuta come impegno verso gli altri, può essere vista anche come una vocazione. Politica è azione insieme agli altri e per gli altri, non può (e non dovrebbe) essere uno strumento piegato agli interessi personali di questo o di quel politico, o partito. Ma che fare? Criticare è sempre facile, specialmente per chi osserva dall’esterno. Facile dire, molto difficile impegnarsi per cambiare le cose. Oggi mi trovo nella posizione di “poter” fare qualche cosa e di “dover” fare qualche cosa. Non so come potrò contribuire allo sviluppo positivo di questo partito, né se sarò in grado di farlo, ma ci proviamo. Nel mio piccolo, qualche cosa farò. Può durare qualche mese, come qualche anno. Si vedrà.

Questo articolo è dedicato alla Politica, e vuole essere anche un atto di rispetto nei confronti di chi leggeva i miei interventi e di trasparenza. Non trasformerò questo spazio in un luogo di propaganda personale né partitica, ma è corretto, credo, conoscere questo retroscena. Scriverò ancora di politica cercando di restare il più obiettivo possibile, sapendo però di avere un ruolo, ora, che mi posiziona politicamente in modo netto.

Ringrazio la redazione di Formiche.net per la disponibilità e per avermi concesso l’opportunità di contribuire a questo giornale con il blog.



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