Quante Bottega Veneta esistono in Italia? Tradotto: quante aziende sono passate in 10 anni da una trentina di milioni di fatturato a un miliardo? Quante sono, invece, le imprese italiane che hanno paura di crescere? A porre la domanda retorica è stato Cleto Sagripanti, presidente di Assocalzaturifici, a chiusura della mattinata di lavori che si è tenuta a Fermo sabato scorso in occasione degli stati generali dell’associazione sul tema ‘Produrre calzature. Produrre valore. L’unicità del made in Italy’. La filiera delle calzature made in Italy “è fatta di aziende che devono aprirsi maggiormente al capitale, senza la paura di di crescere”. Una considerazione supportata dall’intervento di Carlo Pambianco, presidente di Pambianco Strategie di Impresa, che ha analizzato lo stato di salute di un campione di 100 aziende calzaturiere italiane. “Circa 10 miliardi di fatturato di scarpe italiane oggi sfuggono al nostro controllo perché in mano a marchi stranieri. Le aziende che costituiscono il nostro tessuto produttivo sono, al contrario, di dimensioni e utili modesti. Bisogna creare sinergie e aprirsi anche all’idea di creare dei poli aggregatori”. Il rapporto Pambianco ha inoltre evidenziato gli strumenti finanziari adottabili dalle imprese per crescere, come la capitalizzazione dell’azienda, l’accesso a un fondo di investimento, la quotazione in Borsa e la stretta di alleanze distributive con partner stranieri.
La ripresa del comparto – la cui congiuntura negativa è proseguita anche nei primi sette mesi del 2013, che hanno registrato un calo nella domanda interna del 6,8% in valore – passa necessariamente dall’export, che rimane l’unico segno davvero positivo (+4,9 per cento). In occasione del convegno si è parlato anche della questione Made In, la certificazione d’origine obbligatoria da apporre su tutti i prodotti non alimentari: “Si tratta del primo progetto da portare avanti come sistema, dobbiamo forzare l’Europa a certificarlo e passare così dal disordine all’ordine”, ha affermato Claudio Marenzi, presidente di Sistema Moda Italia. Dell’importanza di fare sistema, nonostante le molte individualità differenti che compongono il comparto calzaturiero italiano, ha parlato anche il direttore generale dell’Ice (Italian Trading Agency) Roberto Luongo, che ha confermato l’intenzione di continuare a supportare e accompagnare le imprese italiane all’estero. “Chi merita di essere sostenuto, soprattutto quelle aziende strutturate in maniera moderna e con un prodotto forte che può funzionare all’estero, avrà il nostro supporto”.
Calzature: “Basta paura di crescere”
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