Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento del direttore di Italia Oggi, Pierluigi Magnaschi.
Non era previsto (né era prevedibile, quando fu programmata) che la solenne visita in Italia del premier della Federazione russa, Vladimir Putin, dovesse coincidere con le operazioni di decapitazione politica del suo amico, ed ex premier, Silvio Berlusconi. Dell’uomo cioè che aveva reso possibile, nonostante tutte le resistenze americane e franco-inglesi su questo processo, l’avvicinamento del due paesi sul piano della collaborazione economica. Gli americani, ostacolandola, volevano mantenere in stato di minorità la Russia e di sudditanza l’Italia. Francesi e inglesi invece temono di essere spiazzati dalla maggior vivacità degli esportatori italiani.
ESIGENZE COMPLEMENTARI
Che Putin sia arrivato in Italia, in un momento in cui l’Italia, distratta da altro, non è disposta a tenerlo in considerazione, è un peccato, per Putin. Ma lo è anche per l’Italia. I due paesi infatti hanno bisogno l’uno dell’altro perché hanno esigenze assolutamente complementari. La Federazione russa infatti è un paese che, al momento, sta esportando solo materie prime (gas e petrolio, soprattutto) e armamenti di vario tipo, anche se molto sofisticati. Ma, per il resto, non riesce a piazzare, sui mercati esteri, non dico un’automobile o una moto ma neppure un asciugacapelli o un tagliaunghie.
La Russia quindi ha bisogno del know how italiano e, in particolare, del nostro design, per tirare via, dai suoi prodotti, il plumbeo di settant’anni di economia collettivistica, legata ai grandi numeri della produzione industriale pesante e incapace di iniettare il bello, l’immagine, nei suoi prodotti. Ma, senza l’immagine, non si vende sui mercati maturi. Ecco perché Putin, gonfio dei dollari ricavati dal suo florido export energetico, poteva (e mi auguro possa) trovare nell’Italia il paese in grado di aiutarlo a costruire un’economia moderna e competitiva.
GLI AFFARI POSSONO ATTENDERE…
In questa direzione si è già proiettata la Germania. Ma c’è spazio per tutti, in Russia, e soprattutto anche per l’Italia. Purtroppo Putin, che si è portato a seguito 11 suoi ministri, ha trovato interlocutori politici, dell’una e dell’altra parte, che pensavano ad altro e un sistema mediatico ingolfato da discussioni sulla fine di Berlusconi e su quella del Porcellum. Gli affari, cioè i posti di lavoro, possono attendere.
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