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Chi è un moderato?

Moderato, moderazione, moderatismo sono parole che hanno la medesima radice ma, in politica, hanno valenze diverse e persino fra loro contrastanti. Un moderato – che sino a non molti anni orsono veniva sbeffeggiato dalla sinistra e paragonato a un reazionario – oggi può avere altra sorte: per esempio, Giorgio Napolitano è un moderato, ha una storia di sinistra che non rinnega e tutti gli riconoscono come segno di coerenza. Moderata è – come opportunamente reclama Berlusconi in presenza di non proprio comprensibili scontri all’interno del suo partito – la grande maggioranza degli italiani.

Ciò non significa che, politicamente ed elettoralmente, il sessanta/settanta per cento dei connazionali usino moderazione: sui media di qualsiasi genere e collocazione politica, sembrano anzi prediligere la rissa, il sangue, la cacciata del contraddittore o dell’avversario politico. Quanto al moderatismo, esso implica una cultura politica che può contaminare tanto il centro, che la destra e la stessa sinistra quando non insegue i richiami della foresta e accetta di misurarsi con civiltà con chiunque, amico o no, convergente o dissenziente dalle opinioni del momento.

Ovviamente questa modesta riflessione non è un’astrazione letteraria. Al contrario, intende invitare i politici a stare attenti a come si esprimono e a quali rischi si espongono quando, adagiandosi in un pensiero unico – quello che si usa definire “politicamente corretto” – finiscono col danneggiare se stessi e di smarrire proprio ciò che per loro è essenziale: la comprensione e il consenso degli elettori.



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