Chi si attendeva un tapering da parte della FED a dicembre o gennaio, ha trovato poco conforto per la sua view nel discorso della Yellen diffuso ieri sera, e nel Q&A a corredo della testimonianza odierna al Senato.
LE PAROLE DI JANET YELLEN
La comparsa sul sito della FED del testo dell’intervento ha fornito il catalist per una chiusura frizzante a Wall Street. L’attuale vice presidente ha chiarito che condizione necessaria per rimuovere lo stimolo straordinario è una ripresa più forte. Pur riconoscendo i progressi fatti, la Yellen ha ribadito che il compito della FED è ancora tutt’altro che esaurito: la disoccupazione è ancora troppo alta e la crescita economica ancora assai lontana dal potenziale. Ha aggiunto che l’inflazione, secondo pilastro del mandato FED, si trova assai al di sotto del target, e ci resterà per diverso tempo. Supportare la ripresa è metodo più sicure per tornare, in futuro, ad una politica monetaria più tradizionale.
EFFETTO YELLEN SULLE BORSE
Difficile reperire indizi di un’imminenza del tapering nel testo. E cosi i risk asset hanno chiuso con un buon tono, che si è integralmente trasferito alla seduta asiatica stamattina. Brillante Tokyo (+2.1%), forte di uno Yen che flirta con quota 100 vs $ per la prima volta da oltre 2 mesi, ma anche gli emerging hanno beneficiato dell’allontanarsi dello spettro del tapering e del conseguente calo del $ e dei rendimenti US.
LA MAPPA A LEOPARDO
L’impatto della cornucopia FED sui risk asset europei è stato più asimmetrico. Se i mercati core, Germania in testa, si sono associati all’euforia, i periferici hanno mostrato sensibili sottoperformance. In particolare la debolezza di Milano ha nuovamente sollevato più di un interrogativo tra gli operatori.
QUI ITALIA
E’ vero, una volta di più l’Italia non è riuscita a a mettere il naso fuori dalla recessione, marcando il nono trimestre a fila di contrazione. Ma la variazione negativa (-0.1%) è minima ed era attesa (anticipata dall’ISTAT) a differenza, ad esempio, del -0.1% della Francia.
L’impressione personale è che la recente scarsa vena di Milano e Madrid sia almeno in parte dovuta all’affermarsi di una sorta di deflation scare latente.
QUI FRANCOFORTE
A una settimana dall’intervento dell’ECB, gli effetti sui tassi e divisa lasciano a desiderare, con l’€ quasi invariato contro i principali cross e la curva poco mossa. Come se il mercato dubitasse dell’efficacia di un taglio dei tassi, su questi livelli, e chiedesse azioni più convincenti.
E’ evidente come siano i paesi periferici ad aver maggiormente da perdere in caso di deflazione: hanno economie più fragili, debiti più elevati e gli asset bancari sarebbero soggetti ad un maggior deterioramento.
In questo senso, è normale che il nervosismo alimentato dai CPI di ottobre colpisca maggiormente le banche e gli indici periferici (di cui le prime costituiscono una percentuale elevata).
I BENEFICI DEGLI STIMOLI MONETARI
Il focus del pomeriggio era assolutamente sulla testimonianza della Yellen.
Dopo l’effetto della pubblicazione dello statement ieri non erano in pochi ad attendersi che la vice presidente aggiustasse un po’ il tiro durante il Q&A. Nossignore.
Le dichiarazioni sembrano assolutamente in linea con la prudenza espressa nel discorso:
– I benefici del quantitative easing superano ancora i costi, mentre terminare il programma in anticipo sarebbe pericoloso.
– La FED sta monitorando l’eventuale sviluppo di bolle negli asset ma l’Equity al momento non ne presenta ancora le caratteristiche
– Non vede un generale incremento del leverage, mentre le evidenze di una “corsa ai rendimenti sono scarse”.
Di sicuro non si può accusare la candidata alla presidenza del FOMC di cercare i favori dei repubblicani. Il quadro generale che emerge dalla testimonianza, è di una futura presidente FED assai convinta dell’efficacia del QE, della sua necessità per supportare l’economia e della possibilità di controllarne gli effetti collaterali.
Al momento la divisa sta testando area 100, il cui via libera aprirebbe la strada a nuovi massimi. Coerentemente, il Nikkei sta mostrando un quadro analogo, con l’indice sul punto di aver ragione di una resistenza 3 volte negli ultimi mesi.
I prossimi giorni sono decisivi per la conferma o negazione di questo scenario. Una tenuta del sentiment generale vedtrà con ogni probabilità il Nikkei outperformare gli altri mercati.
Giuseppe Sersale
Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr