Sull’articolo 2, comma 3, lettera c
Trattazione a parte merita questa ultima disposizione che esonera “dal pagamento della tassa di iscrizione e dei contributi universitari tutti gli studenti il cui indicatore della situazione economica equivalente, relativo al nucleo familiare, sia inferiore all’importo di euro 11.000”.
Fermo restando la natura ideologica del presente articolato che non spetta noi discutere, evidenziamo abnormi problematicità se la legge intervenisse in questo ambito. Prima di tutto ci troveremmo di fronte ad un problema contributivo: gli studenti sopra gli 11.000 euro di reddito ISEE si troverebbero a pagare per gli altri, comportando un aumento vertiginoso delle già alte tasse universitarie.
Poi ci ritroveremmo di fronte ad un problema sociale: tutti coloro che una volta conclusa la scuola dell’obbligo e in possesso di vocazione lavorativa, qualora si trovassero nella possibilità di fare “gratis” l’università vi si iscriverebbero, perdendo possibilità lavorative e decidendo di “parcheggiarsi” a spese della comunità studentesca e accademica.
Vi sarebbe un ulteriore problema che riguarderebbe le tecniche per eludere le tasse: chi proviene da una famiglia con reddito ISEE superiore a 11.000 euro potrebbe tranquillamente creare nucleo familiare a se stante e, da disoccupato, iscriversi (senza tasse) all’università.
Questo nostro giudizio negativo, senza neppure considerare la tematica allarmante del sovraffollamento delle nostre aule, non potrebbe che essere accompagnato dalle proteste degli studenti universitari che, qualora passasse questa semplice modifica, si troverebbero a pagare tasse aumentate esponenzialmente.
Virgilio Falco
Portavoce nazionale Studi Centro
Estratto della relazione sulla proposta di legge n. 1159 (Modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari)
