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Ecco perché i tassi sotto zero non devono entusiasmare troppo

Com’era immaginabile, Bernanke ieri ha fatto poco per disperdere la nebbia che circonda la data di inizio della rimozione dello stimolo. Il presidente uscente ha dedicato parecchia attenzione ai rischi connessi con il Quantitative Easing, e la diminuzione della sua efficacia, giustificando ampiamente le attese di una sua riduzione prima possibile. Ma ha bilanciato l’esposizione soffermandosi a lungo sulla necessità di una politica monetaria espansiva.
Inoltre, ha confermato la posizione espressa giorni fa dalla Yellen, ovvero che il ritmo degli acquisti rallenterà quando l’economia avrà fatto sufficienti progressi per permettere al FOMC di affidarsi alla guidance sui tassi. Troppo poco per impattare sui mercati che infatti hanno accolto con un breve sussulto la diffusione del discorso, per poi tornare sui livelli di partenza.

SEDUTA ASIATICA

Come spesso succede, la seduta asiatica ha ereditato il clima opaco della chiusura di Wall Street. Tokyo, che segue come un ombra il $/Yen e quindi è in stallo da qualche giorno, ha snobbato il trade deficit record di ottobre (1.09 trln Yen vs 850 bln attesi) causato dalle importazioni di petrolio. Il dato è mitigato dalla salita delle esportazioni (+18.6% anno si anno vs +16.2 atteso). Tra gli altri indici solo quelli cinesi, forti della positività riveniente dal piano di riforme, hanno tenuto.

L’INDISCREZIONE

A metà pomeriggio, ha fatto la sua comparsa sugli screen un’indiscrezione da fonti anonime secondo cui l’ECB starebbe considerando tassi di deposito negativi di 0.1%. Che la misura sia oggetto di considerazione è cosa nota da tempo. Ne consegue che la healine non costituisce in alcun modo una news. Tra l’altro, le stesse fonti chiariscono che ancora non vi è consenso nel comitato.

Detto ciò, evidentemente l’attribuzione di un numero (tra l’altro inferiore alle attese) alla misura la ha resa più concreta agli occhi degli investitori, e così l’€/$ ha perso quasi una figura. Meno entusiastiche le reazioni di equity e bonds, che evidentemente scontano un impatto più indiretto.

L’esaurirsi della leva tasso di interesse come strumento di politica monetaria (ormai siamo a 25 bps da quota zero) e il persistente trend disinflattivo in Europa preoccupano alquanto l’ECB, come si nota dal fuoco di fila di dichiarazioni sull’abbondanza di opzioni alternative osservato negli ultimi giorni da vari esponenti (Praet, Asmussen, Weidmann tra gli altri).
Tra le varie ipotesi illustrate, questa dei tassi di deposito negativi mi sembra però la più debole. L’idea centrale è che i “costi di deposito” spingano le banche a mettere in circolo le risorse attualmente parcheggiate presso l’ECB. Ma il risultato finale più probabile mi pare un accelerazione del rimborso delle LTRO, e un ribaltamento dei costi sui privati per le somme che verranno mantenute in deposito da parte degli istituti, per ogni evenienza. Un modesto effetto sulla divisa è quanto ci si può ragionevolmente aspettare.

Le banche europee, per aumentare il lending, abbisognano di nuovo capitale assai di più che di incentivi.

Giuseppe Sersale
Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr

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