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Ecco tutte le scudisciate di Bruxelles (non solo all’italia)

Com’era immaginabile, il tono accomodante della testimonianza della Yellen al Senato ha alimentato una nuova fiammata di risk appetite sui mercati. Particolare risalto, nell’ambito della sezione Q&A, hanno ottenuto le sue dichiarazioni sull’assenza di segnali di “disallineamento generalizzato dei prezzi degli asset” e sulla scarsa evidenza di fenomeni di “caccia al rendimento”. Personalmente, osserverei che il track record della FED nell’individuazione di bolle in formazione negli asset lascia un po’ a desiderare. Ma i mercati ne hanno tratto rassicurazione e Wall Street ha prodotto l’ennesima serie di record. Ormai l’S&P 500 si trova a meno di mezzo punto percentuale dalla quota psicologica di 1.800, per un performance da inizio anno che supera il 25%.

MERCATI ASIATICI

Questa volta il clima positivo si è ampiamente trasferito alla seduta asiatica. Il Nikkei ha coronato una settimana assai brillante (+7.5%) superando quota 15000. Tra i catalist un $/Yen sopra quota 100, e indiscrezioni di ulteriore stimolo monetario in arrivo. Ma anche gli altri mercati hanno beneficiato delle attese di rinvio del tapering, mettendo a segno in generale incrementi superiori al punto percentuale.

MERCATI EUROPEI

La seduta europea ha avuto un tono più dimesso, in parte perchè la Yellen l’aveva già festeggiata ieri.
Oltre a ciò, ieri la commissione europea ha pubblicato i suoi giudizi sui budget che i paesi membri le hanno inviato un mese fa, e ne ha avute un po’ per tutti :
– la Germania è in regola, ma non ha fatto progressi per supportare la domanda interna.
Francia e Olanda sono in regola, ma non hanno margine
Belgio, Austria e Slovacchia sono generalmente in regola ma con rischi a medio termine
– La Spagna rischia di mancare i target della Excessive Deficit Procedure (EDP).
– L’Italia rischia di mancare quelli relativi alla riduzione del debito pubblico (più qualche critica alla mancanza di riforme strutturali nella legge di stabilità). L’Italia si è vista negare i fondi della “clausola di Investimento”.
In generale i budget EU non puntano sufficientemente al consolidamento fiscale. La commissione invita i governi a compiere i passi necessari perche i budget rispettino le norme del Stability and Growth Pact (SGP).

Nulla di drammatico, ne un market mover, ma ovviamente il tono del report ha favorito il clima di consolidamento gia osservato ieri su alcuni mercati, attribuibile, a mio modo di vedere anche a una deflation scare latente (vedi lampi di ieri).

MERCATO STATUNITENSE

In US oggi il calendario macro era insolitamente popolato, per un venerdi di metà mese:
– L’ Empire manufactoring, prima survey regionale del mese di novembre, ha deluso (-2.21 da prec +1.52 vs attese per 5) segnando il minimo da gennaio. L’analisi dei sottoindici rincara la dose con i new orders a -5.5 da precedente +7.7, e i price received per la prima volta negativi (-3.95) in 2 anni. In generale l’Empire è una survey volatile e con scarso track record (è iniziata nel 2001). Vedremo giovedi prossimo il più affidabile Philly FED.
– gli Import prices di ottobre sono usciti a loro volta sotto attese (-0.7% da prec +0.1% e vs attese per -0.5%) a sottolineare le attuali pressioni disinflattive provenienti in particolare dalle commodities. Sia questo dato che il precedente implicano rischi al ribasso per il CPI di ottobre in uscita la prossima settimana.
– La produzione industriale di ottobre ha missato le stime (-0.1% da precedente+0.7% e vs attese per +0.2%) ma un analisi delle componenti rivela che il dato è migliore di quanto suggerisca la headline. Sul dato generale ha impattato un calo di 1.1% del settore utilities, a causa del clima. La produzione manifatturiera è salita di 0.3% vs attese di un +0.2%. Nulla di particolarmente brillante, ma in ulteriore progresso.

In generale nulla che possa turbare significativamente il clima pigro del fine settimana, e infatti la seduta europea si chiude con indici poco variati, un comportamento che con ogni probabilità verrà seguito anche da Wall Street stasera. Per violare quota 18.000, nel cui campo gravitazionale ormai l’S&P 500 è entrato, c’e’ tempo la prossima settimana.

UN BILANCIO FINALE

Con la earning season che volge al termine, è utile fare un consuntivo (dati di Deutsche Bank).
In US i risultati sono buoni con un 75% di aziende che batte le stime di EPS e un 53% che batte quelle di fatturato. Media, beni di consumo e tecnologia i settori migliori.
In Europa siamo più indietro (340 aziende su 600) ma la tendenza è meno positiva, con il 55% delle aziende che batte le stime di EPS ma appena il 37% che centra quelle di fatturato. Tra l’altro la percentuale di EPS beat sarebbe assai inferiore se non si tenesse conto dei profit warning, e conseguenti revisioni, occorse a earning season già iniziata (-7% secondo DB). Spicca il settore insurance, e, geograficamente, UK.
Più equilibrata la situazione in Asia con rispettivamente 50% e 53%. Banche e assicurazioni i settori migliori, e geograficamente Giappone e Hong Kong.

In generale si delinea una situazione in cui i profitti vengono generati più da efficienza e cost cutting che non da domanda di beni e servizi, circostanza illustrata dal trend di sottoperformance del fatturato in US e Europa, che perdura da diversi trimestri. In Europa evidentemente i venti di ripresa non si sono ancora trasferiti sui conti aziendali, che continuano a deludere più che altrove.


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