E’ decisamente arrivato l’inverno: questa è una certezza e mentre assistiamo ad una terra sarda invasa dal fango e dal dolore, abbiamo la netta consapevolezza che gli italiani non sono più disponibili a subire da giornali e televisioni resoconti su una politica francamente insopportabile.
Così noi che ci reputiamo persone normali andiamo avanti facendo ciò che possiamo, alle condizioni date, poiché non ci arrendiamo. Due priorità ci impegnano questa settimana.
Domani è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Ieri, oggi, domani . Dunque
informare è sempre utile per prevenire ogni forma di discriminazione e prevaricazione. Così ci sono buone ragioni che stanno alla base della pubblicazione della guida alle norme italiane contro la violenza sulle donne. L’opuscolo distribuito sui luoghi di lavoro e nelle scuole è disponibile in formato pdf sul sito www.lavoro.gov.it/consiglieranazionale. Poiché il governo si è impegnato in un ulteriore rafforzamento legislativo come impegno alla lotta contro la violenza, abbiamo predisposto, in continuità con la volontà di sostenere e aiutare le donne, una guida, facilmente riproducibile a disposizione di tutti. In queste ore il nostro Paese ha bisogno di unire tutte le forze per far fronte ad aggressioni sociali che minano la nostra stabilita’: noi ci siamo e ci saremo con azioni concrete.
Continuiamo a tenere ben salda anche l’attenzione sulla situazione precaria del Governo, soprattutto per le ripercussioni economiche che ha. E’ palesemente chiaro che la vicenda Cancellieri è stata e sarà ancora per parecchio tempo l’arma di chi vuole far cadere il governo per andare al più presto alle elezioni. E siccome sulla strada del ricorso anticipato alle urne c’è il Quirinale, i colpi sono indirizzati anche – anzi, prima di tutto – verso Napolitano.
Letta, ce l’ha fatta a smontare la manovra contro il guardasigilli /prefetto, mettendoci la faccia nel difendere l’accusata e chiarendo, specie al suo partito, che sfiduciare un ministro equivale a sfiduciare l’intero esecutivo per di più, per esplicito giudizio della Procura e del vertici del sistema penitenziario – cancellieri non ha compiuto atti contrari ai doveri d’ufficio. I problemi in casa dei due poli pd e pdl e anche cinque stellati sono enormi : non vogliono capire che più si massacra la politica e più le larghe intese – di cui Letta si è fatto interprete – sono indispensabili, perché alle prossime elezioni non vincerà di nuovo nessuno. Avete visto l’astensionismo che si è registrato alle regionali in Basilicata? È solo l’inizio.
Ma stiamo sui nostri problemi economici. L’Europa non si fida dei nostri impegni di risanamento finanziario e al cospetto di un Paese che non riesce a rialzarsi.
E il governo, rimanda ancora una volta la decisione sulla seconda rata dell’Imu, vara un pacchetto di cessioni di quote che dovrebbe far entrare nelle casse dello Stato 10-12 miliardi. Ecco che le “solite anime belle” si agitano considerando mezze se non finte le operazioni sulle otto società coinvolte – a cominciare da Eni, che per come è congegnata lascia il 30% pubblico inalterato – mentre sull’altro fronte c’è chi si straccia le vesti dicendo che lo sporco profitto privato massacra l’interesse pubblico. Ma noi siamo convinte che si debba decidere una volta per tutte ciò che è strategico ( Eni, Enel, Finmeccanica, la Sia, che gestisce tutte le transazioni bancarie) da ciò che non lo è (quasi totalità delle 8 mila aziende controllate dagli enti locali, ma anche l’Inail) e ci si comporti di conseguenza. Se la vera priorità è la tenuta di quel poco di tessuto industriale che ci è rimasto, e possibilmente la sua ricostruzione, la logica con cui privatizzare-mantenere-nazionalizzare deve essere la politica industriale, fin qui trascurata. Se bisogna risanare la finanza pubblica, e dunque ridurre il debito, il patrimonio – formato tanto da partecipazioni societarie quanto da valori immobiliari e terreni – non necessariamente va dismesso, ma si può utilizzare attraverso una o più società veicolo per creare leva finanziaria.
Non c’è bisogno di vendere Eni, Enel, ecc., per trarne un beneficio finanziario, così come non c’è bisogno di buttare direttamente sul mercato i palazzi, le caserme, ecc., perché si possono piazzare titoli azionari e obbligazionari delle società in cui si collocano, le quali saranno incaricate prima di valorizzare e poi di vendere pezzo a pezzo. Un’altra considerazione che faccio quotidianamente: la Ragioneria – sostituendosi arbitrariamente alla politica, pur se con il suo sottomesso consenso – blocca ogni ragionevole operazione virtuosa di “Stato & mercato”. Prima lo ha fatto con i debiti delle pubbliche amministrazioni e poi a proposito, la Ragioneria non ci dice quanti sono esattamente questi benedetti debiti.
E ancora: nonostante che tutte le associazioni del mondo produttivo e l’Abi lo avessero chiesto a gran voce, che la Cassa depositi prestiti(CDP) fosse pienamente d’accordo e che nel governo ci fossero molte voci consenzienti (una per tutte il ministro Patroni Griffi), c’è stato pollice verso al fatto che lo Stato fornisca alla stessa Cdp garanzie per rendere meno onerosi per le banche i prestiti alle imprese. Cioè quello che fanno la tedesca Kfw e la francese Cdc, con il permesso di quell’Europa che viene chiamata in causa per dire no.