Poche illusioni, anche se fantasticare e calcare la mano, anzi la penna, potrebbe far comodo nei Paesi deboli dell’Eurozona a breve distanza dalle elezioni europee del maggio 2014. L’apertura, da parte di Bruxelles, di un’indagine sulla Germania per gli squilibri macroeconomici provocati dagli eccessivi surplus delle esportazioni non scalfisce troppo Berlino. E con la tanto annunciata ripresa del Vecchio Continente alle porte, la situazione potrebbe, paradossalmente, solo peggiorare.
Dal 2007 l’export della Germania ha registrato un avanzo delle partite correnti del 6% rispetto al Pil. Poco male, diranno i tedeschi, forti anche dei minijob che ne aumentano la competitività. Con una domanda interna che resta compressa nonostante le potenzialità dell’economia di Berlino, la richiesta di merci dai Paesi dell’Europa del Mediterraneo non potrà che aumentare. In assenza di grandi aumenti nella produttività interna degli eurodeboli è il serpente, di Bruxelles, che si morde la coda, spiega in sostanza un report del think tank economico Bruegel.
L’attuale avanzo delle partite correnti tedesco ha dato luogo a molte polemiche, anche a seguito del recente rapporto del Tesoro degli Stati Uniti che ha criticato la Germania per il suo surplus persistente. Ma il surplus commerciale tedesco potrebbe ampliarsi ulteriormente se a migliorare fosse la posizione ciclica dell’eurozona.
I TREND NELLA ZONA EXTRAEURO
Un esempio? “Entro il 2013 – si legge nel rapporto – il surplus commerciale tedesco e il deficit commerciale della Spagna con il resto della zona euro saranno eliminati (Madrid ha un leggero surplus con l’area dell’euro ora). Allo stesso tempo, la Germania potrebbe veder accrescere il suo surplus con i Paesi extra-Ue, così da mantenere l’avanzo commerciale complessivo ad un livello elevato. La grande domanda è la causa di questo aumento del surplus con i paesi non Ue: è stato solo il risultato di una sostituzione della zona euro con il resto del mondo, in corrispondenza del crollo della domanda nella zona euro, o a spostare gli equilibri è stata quella debole interna tedesca?”.
L’IMPORT BLOCCATO
Un modello macroeconomico ben specifico potrebbe essere utile nel rispondere a questa domanda, ma, secondo Bruegel, basta un’intuizione sulla base dello studio dell’import/export di Berlino. “Rispetto ai partner della zona euro – prosegue – sia le esportazioni che le importazioni tedesche sono diminuite in modo significativo nel corso degli ultimi tre anni, riflettendo il calo della domanda nell’area dell’euro. Sempre nell’ultimo triennio, per quanto riguarda i dieci paesi dell’Ue non appartenenti all’area dell’euro invece c’è stato un lieve calo sia delle esportazioni che delle importazioni, ma è da sottolineare che la bilancia commerciale tedesca come percentuale del Pil non sia cambiata molto nel corso degli ultimi 5. E la situazione economica in questi dieci Paesi (ad esempio nel Regno Unito o in Polonia) era diversa da quella della zona della moneta comune”.
LO SCENARIO POSSIBILE
L’aspetto più interessante però è il fatto che le esportazioni tedesche verso i Paesi al di fuori dell’Ue siano aumentate rapidamente, ma che invece le importazioni di Berlino da questi Stati siano crollate nell’ultimo periodo. La causa? La debole domanda interna tedesca. E più si va avanti più aumenta il rischio che il surplus commerciale tedesco possa allargarsi ulteriormente. Il Fmi ha concluso nel suo recente World Economic Outlook che i fattori ciclici spiegano una quota significativa dei trend nei saldi di membri della zona euro vulnerabili e che i loro “deficit commerciali potrebbero ampliarsi significativamente con migliori condizioni cicliche, compresa la disoccupazione, a meno che a registrare un ulteriore balzo non sia la competitività”.
UNO SGUARDO AI PAESI BALTICI
Estonia, Lituania e Lettonia “hanno vissuto una contrazione economica molto più veloce (accompagnata da un rapido passaggio da un deficit delle partite correnti a doppia cifra ad un loro surplus), ma quando hanno cominciato a recuperare i loro avanzi si sono tramutati in (leggeri) deficit. Del resto – commenta il report – un riemergere dei disavanzi delle partite correnti per i membri a sud della zona euro, che si rifletterebbe in un peggioramento delle loro bilance commerciali, dovrebbe essere compensato con un’offerta estera di beni e servizi”. La Germania è, naturalmente, il candidato importante per colmare tale divario, per vicinanza geografica e legami commerciali. Ma un aumento della domanda per le esportazioni tedesche potrebbe portare ad un balzo del surplus commerciale tedesco complessivo, a meno che la domanda interna tedesca non aumenti in modo significativo. In italiano si chiama circolo vizioso. In tedesco?