Sulla vicenda Alitalia si è scritto di tutto e di più, ancora si scriverà e pertanto mi limito a solo poche righe per doverosi complimenti a chi di dovere ed esprimere, come italiano, un solo rammarico.
Come spesso accade nel Belpaese, alcuni personaggi tendono a guardare la realtà con lo specchietto retrovisore nel tentativo di ottenerne un vantaggio per la propria parte politica, ricordando situazioni precedenti che poco hanno a che fare con l’attuale, disastrosa, grottesca e tafazziana condizione della compagnia area tricolore.
Riportare le lancette dell’orologio indietro di qualche anno non serve a migliorarne i pessimi conti, peraltro inducono a commettere grossolani errori nella gestione della delicatissima situazione a tutto vantaggio del partner industriale francese di Alitalia.
Un socio di minoranza che, da una posizione estremamente favorevole, oggi si può permettere di non partecipare all’aumento di capitale deliberato e nel contempo di ribadire l’assoluta lealtà e serietà nei suoi confronti. Verrebbe da dire che oltre al danno, i francesi ci irridono imponendo le loro condizioni.
Tuttavia, dato l’acume strategico dimostrato dai vertici di Alitalia, dai goffi interventi assistenzialisti del governo e dai soliti paletti posti dai sindacati, non è possibile non congratularsi con i vertici transalpini per il loro attendismo tattico che li condurrà al raggiungimento dell’obbiettivo. Quale? Papparsi tutta la torta alata e non pagare sostanzialmente il conto. Quindi, bravi loro e dilettanti noi.
Ah, dimenticavo: il rammarico è quello che alternative possibili alla modesta e pressocchè inutile soluzione che sarà quella francese sono state di fatto trascurate ed allo stato sembravo davvero superate. E poi, chi sano di mente avrebbe potuto metterci soldi veri per coprire i buchi e rilanciare l’unica attività oggi redditizia del lungo raggio, introdurre know how industriale e manageriale, aprire a nuove sinergie con mercati estremamente sensibili al fascino del made in Italy, dovendo però stare in minoranza e, soprattutto, sottostare agli umori di sindacati ai quali la parola “esuberi” suona, a prescindere dall’oggettiva realtà, come un fastidioso ed insopportabile stridio?
Nessuno, nemmeno i facoltosi e danarosi arabi si possono permettere una così esagerata pazzia spendacciona…