Emolumenti eccessivi? Potere troppo forte sulle banche partecipate? Interfaccia della politica, a livello locale o nazionale che sia? Nonostante ci si impegni a camuffarle, pecche e virtù delle fondazioni bancarie non passano più in seconda fila, tra il riassetto nel Monte dei Paschi di Siena (con la fondazione Mps presieduta da Antonella Mansi che deve diluire il proprio peso) e le dimissioni, respinte, dell’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino dalla presidenza della Compagnia di San Paolo.
Patrimonio e risorse
Ma a quanto ammonta la ricchezza di queste roccaforti delle banche italiane? Tra il 2000 e il 2012, le fondazioni di origine bancaria hanno erogato risorse per complessivi 16,6 miliardi di euro e accantonato ulteriori risorse per l’attività erogativa futura per circa 1,9 miliardi, per un totale di 18,5 miliardi, assolvendo nel contempo agli obblighi di salvaguardia del patrimonio. È quanto si legge in un articolo pubblicato nel periodico online delle fondazioni bancarie. A fine dicembre 2012, il valore del patrimonio degli 88 enti di matrice bancaria ammontava a 42,183 miliardi di euro (-2% a/a). Il calo complessivo di 851 milioni è pesato per il 77% su Fondazione Mps, che “ha operato una svalutazione funzionale alle condizioni di contesto”.
La flessione dei dividendi
Se il totale dei proventi percepiti ha fatto registrare una crescita anno su anno del 24,1%, attestandosi a quota 1.532,6 milioni di euro, i dividendi percepiti, in flessione, si sono attestati a 751 milioni di euro, dai precedenti 1,104 miliardi registrati al termine del 2011. Fattore quest’ultimo che non ha comunque evitato alle fondazioni di ottenere una redditività netta in crescita del 3,6%, in miglioramento rispetto al 2,7% registrato nel 2011.
Il costo dei vertici
E come valutare patrimonio e retribuzioni dei vertici? Come emerge da una classifica del Sole 24 Ore in cui le fondazioni sono state ordinate in base al costo organi/totale attivo, al primo posto della graduatoria vi è la fondazione Banco di Sicilia: con un totale attivo di 170 milioni di euro, spende 906mila euro per la voce compenso organi sociali (la percentuale è 0,53%). In fondo alla classifica vi è la torinese Compagnia San Paolo che versa 1 milione e 290mila ai suoi vertici a fronte di un totale attivo di 6,5 miliardi. Risultato? 0,02 per cento.
Il ruolo e le sfide delle fondazioni
Ma, numeri da capogiro a parte, gli istituti riunitisi nell’Acri presieduta da Giuseppe Guzzetti hanno svolto “una funzione di cerniera in una vera e propria architettura circolare, e questa struttura dovrebbe essere seguita con particolare attenzione perché l’indebolimento del legame tra banche e fondazioni potrebbe creare spazio a nuovi soci”, come ha sottolineato Francesco Galietti, fondatore e Ceo della società di consulenza Policy Sonar. E, “nonostante il fatto che le fondazioni continuino a negarlo, va affermandosi l’idea che i legami tra banche e fondazioni non possano restare immutati. Inoltre, alcuni fattori come l’asset quality review e la creazione dell’Unione bancaria europea potrebbero accelerare il bisogno di rafforzare i capitali delle banche nazionali”, conclude Galietti.