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Perché Giappone, India e Corea brindano per l’accordo sul nucleare iraniano

L’accordo raggiunto a Ginevra tra Iran e Paesi occidentali sul nucleare ha reso ancor più positivo un sentiment già supportato dalla chiusura record di Wall Street venerdì sera.

I PAESI BENEFICIARI
Tra i Paesi meglio posizionati per beneficiare di un calo dei prezzi del oil, alla luce delle quantità importate, vi sono il Giappone, l’India e la Corea del Sud. Sorprende poco, che Tokyo e Bombay abbiano guidato la seduta asiatica con rispettivamente un +1.9% e un +1.54%. Assai meno brillante Shanghai, pecora nera dell’area con un -0.4%. Sul sentiment sembra abbia pesato un report della China Central Television, successivamente rigettato da alcuni degli interessati, secondo cui 45 immobiliari sarebbero in debito col fisco per cumulativi 624 miliardi di dollari.

LE DICHIARAZIONI DI HANSSON
La mattinata europea di ieri, priva di particolari spunti, si è accodata al sentiment asiatico, traendo qualche conforto dalle dichiarazioni del membro ECB Hansson, che ha nuovamente reiterato i noti concetti: la Banca centrale Europea ha ancora opzioni di politica monetaria percorribili, può tagliare i tassi, e adottare un tasso di deposito negativo.
Stranamente contrastanti alcuni dati macro francesi, con la business confidence di novembre che ha battuto le stime di misura ( 98 da prec 98 vs attese per 97) ma il production outlook per il medesimo periodo che ha missato clamorosamente (-16 da prec -6 vs attese per -7).

L’ECCEZIONE MILANESE
Nuovamente poco interessati dal buon sentiment generale gli asset periferici:
Milano ha nuovamente sottoperformato i peers europei, chiudendo leggermente negativa, unica tra le principali piazze continentali. A pesare sul listino principalmente il settore bancario, gravato dall’incombere della delibera dell’aumento di capitale di Montepaschi.

LE CRITICHE ALL’ITALIA
Inoltre Il WSJ ha pubblicato un pezzo assai critico sull’Italia, il cui succo è che la ritrovata stabilità politica è più un rischio che un’ opportunità, alla luce dell’ inconcludenza dell’attuale esecutivo, il cui unico fine è sopravvivere.
Per quanto riguarda la Spagna, la negatività si è rispecchiata maggiormente sui titoli di stato, con i bonos che hanno lasciato sul terreno 7/8 basis points contro Bund.

SPULCIANDO I REPORT
In US oggi erano previsti 2 report minori:

** le pending home sales per ottobre hanno deluso, anche se le revisioni mitigano un po’ il quadro (-0.6% da prec  -4.6% e vs attese per +1%). Il dato, che normalmente anticipa i dati sulle vendite di un paio di mesi, potrebbe aver sofferto dello shutdown. Ma il fatto che l’indice si trovi ai minimi da dicembre scorso indica che anche il rialzo dei rendimenti sta avendo un effetto sul numero di transazioni.

** Il Dallas FED manufacturing index, quarta survey regionale di Novembre, ha deluso (1.9 da precedente 3.6 e vs attese per 5), pur restando in territorio di espansione. In generale le survey regionali stanno dipingendo un quadro di stabilizzazione dell’attività manifatturiera dopo i fasti di ottobre.
Detto questo, oggi è anche uscito il PMI flash services, una survey totalmente snobbata in US (non è riportata nemmeno su Bloomberg) perchè “coperta” dall’ISM services, che già viene considerato meno affidabile dell’omologgo manifatturiero. Bene, il PMI flash services di novembre è balzato a 57.1 da precedente 49.3, a indicare una robusta ripresa dopo l’effetto shutdown.

In ogni caso, nulla che riesca, per il momento, a scalfire l’imperturbabilità degli indici US. Dopo S&P 500 e Dow Jones, oggi sembra la volta del Nasdaq di conquistare quota 4000, un livello osservato l’ultima volta sugli schermi nientemeno che nel settembre 2000.

Giuseppe Sersale è Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr

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