Dopo l’accordo sul nucleare iraniano, un’altra intesa potrebbe essere alle porte: quella sulla fine del conflitto siriano. Le Nazioni Unite hanno confermato che la conferenza per la pace in Siria, “Ginevra 2”, si terrà il prossimo 22 gennaio, dopo mesi di discussioni. “Dopo due anni e mezzo di guerra civile, 120mila morti e sette milioni di sfollati… per la prima volta Bashar al-Assad e i ribelli siriani hanno accettato di guardarsi in faccia e non solo nel mirino”, ha scritto oggi il Corriere della sera. Questa sarà la prima volta che i rappresentanti del regime si siederanno nello stesso tavolo con i ribelli.
GLI INVITATI
“Andiamo a Ginevra con una missione di speranza”, ha detto il portavoce del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. La presenza di Russia e Stati Uniti, due Stati chiave nei negoziati, è confermata. I rappresentanti del regime e dell’opposizione hanno tempo fino al 20 dicembre per decidere chi li rappresenterà a Ginevra.
GLI ASSENTI
Secondo il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, la conferenza di Ginevra rischia di “nascere menomata”. Non solo per la mancata partecipazione dell’Italia, ma perché ancora è un’incognita se faranno parte dei negoziati l’Iran e l’Arabia saudita. Bonino sostiene che a Ginevra non possa mancare l’Iran, che “è parte del problema e dev’essere parte della soluzione”. Lo stesso vale per l’Arabia saudita, che sostiene i ribelli armati che combattono contro Assad. Alla riunione non parteciperà neanche Ban Ki-moon.
LA PROPOSTA
La proposta sulla quale negozieranno il regime di Assad e i ribelli dell’opposizione a Ginevra sarà la formazione di un governo transitorio con delega in settore militare e sicurezza. Inoltre, si discuterà sulla possibilità di convocare elezioni e di scrivere una nuova costituzione.
LE DIMISSIONI DI ASSAD
Nonostante gli Stati Uniti ripetano che le dimissioni di Assad siano una condizione irrinunciabile, a Ginevra non ci sarà una consegna di poteri ma la negoziazione di una soluzione condivisa da tutte le parti.
UN LUNGO PERCORSO
L’appuntamento di “Ginevra 2” si sta programmando tra diversi imprevisti sin da maggio. La prima data probabile era stata sconsiderata giugno, seguita da dicembre. Fonti del comitato di coordinamento locale della Turchia sostengono che si è scelto il 22 gennaio per convincere le parti a presentarsi all’appuntamento. L’annuncio è stato fatto dopo che l’inviato speciale dell’Onu e della Lega araba in Siria, Lahkdar Brahimi, ha incontrato rappresentati del governo russo e americano.
LA FINE DELLA GUERRA
In un’intervista pubblicata oggi sulla Stampa, l’ex assistente del segretario generale dell’Onu, Giandomenico Picco, ha spiegato che ci vorrebbe un accordo complessivo tra le parti per determinare la fine della guerra in Siria, e per questo bisogna smettere di ragionare nell’antica ottica degli Stati nazionali.
“Il Medio Oriente, inteso come la regione che va dal Libano al Pakistan, è arrivato ad una svolta storica. È in corso uno scontro tra Arabia Saudita e Iran, cioè tra sunniti e sciiti, che deciderà il futuro dell’intera area. Le alternative possibili sono due: la composizione tra queste due potenze come pilastri responsabili di un nuovo equilibrio, o la guerra diretta. L’accordo sul nucleare di Teheran, e ora la conferenza di pace sulla Siria a Ginevra, sono due passi iniziali verso la prima soluzione”, ha spiegato Picco.