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Il berlusconismo morirà di Alzheimer. Parla lo storico Orsina

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’intervista di Goffredo Pistelli allo storico ed editorialista Giovanni Orsina apparsa sul quotidiano Italia Oggi.

Giovanni Orsina, romano, classe 1967, storico alla Luiss di Roma dove è anche direttore della School of government, è certamente lo studioso che, per ammissione di tutti, ha descritto Il berlusconismo nella storia d’Italia, che è anche il titolo di un suo libro uscito per Marsilio, con competenza ma anche con grande equilibrio. Nel giorno che B. decade da senatore e si compie così un pezzo del suo ventennio, sentire questo professore è d’obbligo. La conversazione si svolge al telefono, talvolta interrotta da chiamate sul cellulare: gli chiedono interviste a pioggia che lui, garbatamente, declina. Aveva appuntamento con ItaliaOggi e ha degli obblighi con La Stampa, di cui è editorialista. Mentre parliamo, sui siti dei giornali compaiono immagini di risse fra Sandro Bondi e Roberto Formigoni, fratelli coltelli fra i banchi di Palazzo Madama.

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Domanda. Il berlusconismo è a un bivio o per altri è finito. Ma per gli Italiani, professore?

Risposta. Beh, gli Italiani è davvero un’espressione generica, mi conceda. In quelli di sinistra mi pare prevalga un sentimento di contentezza per il fatto che, insomma, la storia finisca così. La polarizzazione fra berlusconismo e antiberlusconismo è sempre presente e piuttosto forte nel Paese.

D. E questo epilogo non la rinfocola?

R. Certo, soprattutto quel sentimento forte, profondo, radicato, e io aggiungo violento e dannoso, che è un certo tipo di antiberlusconismo.

D. Viceversa, a destra, che sta succedendo?

R. L’elettorato è estremamente disorientato. Quello che tutti gli elettori di destra stano cercando di fare, è capire se e come riposizionarsi. E su questo sentimento si gioca tutto: perché aspettano di comprendere come nello schieramento di centrodestra si sistemeranno gli equilibri e quali candidati saranno in campo. Senza dimenticare che il sistema elettorale con cui andremo a votare, sarà decisivo. Però mi pare che la prima reazione che prevalga, nell’elettore moderato, specialmente quello che ha votato Pdl nel febbraio scorso, sia di grande rabbia: l’espulsione di B., in questo modo, viene considerata del tutto illegittima.

D. Verso questo mondo, l’anno scorso, aveva lanciato una vera e propria offerta pubblica di acquisto, Matteo Renzi. Pur essendo andato a riposizionarsi a sinistra, nell’ultima Leopolda, il Rottamatore ha usato temi cari ai moderati: dalla giustizia da riformare, alla spesa pubblica da tagliare, alla tasse da abbassare. Ce la può ancora fare?

R. Come personalità secondo me sì. Infatti il gradimento per Renzi in quell’area è ancora alto ma il punto sarà come il sindaco di Firenze si posizionerà politicamente, una volta diventato segretario del Pd. Perché in quel caso avrà anche un suo popolo a cui parlare, insomma qui si parrà la sua nobilitate, perché dovrà pensare a coltivare il suo giardino storico e non quello altrui.

D. Dunque fine delle trasmissioni renziane verso il centrodestra?

R. Dipenderà anche molto da quali saranno le alternative in campo da quella parte: dinnanzi a un Renzi che piace, ma che dice cose di sinistra, e un altro leader moderato, che magari piace meno, ma dice cose veramente di destra, credo che quegli elettori non avrebbero dubbio, scegliendo il secondo.

D. Senta professore, ma lo scompattamento del centrodestra non potrebbe essere, e qualcuno lo dice, solo tattica? Insomma, in questo modo stanno saturando l’offerta politica: ce n’è per tutti gusti, dalla Lega ai centristi.

R. In astratto è così ma in politica l’aritmetica non funziona sempre. Ci sono anche fattori impoderabili.

D. Per esempio?

R. Lo stato psicologico di Silvio Berlusconi, in cui la razionalità sembra non prevelare perché, in questo momento, il Cavaliere si sente molto solo e abbandonato. È quello che ha messo in piedi tutto, potrebbe anche impuntarsi e dire che «con quelli là» non sia allea. E poi, di nuovo, dipenderebbe dal sistema elettorale in cui si votasse. Perché se fosse proporzionale sarebbe un conto, le formazioni più piccole potrebbero anche pensare di fare da sole, ma se la legge fosse maggioritaria, le cose sarebbero diverse.

D. Secondo molti oggi (ieri per chi legge, ndr), al Senato, si celebra la fine politica di B. O anche lei crede alla storia del leader che guida un partito, o un schieramento, mentre sta ai servizi sociali?

R. Secondo lei sarebbe possibile?

D. Io dubito, francamente che possa farcela. Se ne renderà conto e lascerà…

R. A parte che lui saprà comunicare e quindi utilizzare a proprio favore anche la sua messa alla prova in qualche associazione e o in qualche onlus. Credo che B. resterà perché il berlusconismo non è un fenomeno politico che possa morire d’infarto. Il berlusconismo muore di Alzheimer. La fine sarà complessa, degenerata, difficile. No, secondo me il Cavaliere resterà l’attore principale, almeno ancora per un po’. Certamente fino alle elezioni.

D. Fintanto che non troverà la successione, vuol dire?

R. Ma no, so per certo che quella era l’offerta degli alfaniani: lascia il campo a noi e tu fai il padre nobile. Un’opzione che lui ha rifiutato, sdegnosamente. Sa di essere l’autore di tutto e non se ne vuol andare. È legittimo psicologicamente e forse anche moralmente. Chi può dargli torto? Io glielo do politicamente, perché politicamente è davvero sbagliato.

D. E in tutto questo Beppe Grillo appare un po’ frenato. Sta sul fiume della politica ad aspettare i cadaveri degli avversari che si sono scannati fra loro?

R. Grillo è molto scaltro. Io nei suoi panni, farei esattamente quello che sta facendo: aspettare. Un po’ perché i suoi, appena si muovono, o dicono spropositi o si spaccano. D’altra parte i suoi avversari che stanno facendo? Il centrodestra si fa meravigliosamente male da solo. Nel Pd vola una quantità di stracci impressionante. Renzi e B. massacrano il governo appena possono e lui, Grillo, si può vantare d’aver detto, sin dall’inizio, che le larghe intese erano un porcheria. E chi glielo fa fare di muoversi?

Leggi l’intervista su Italia Oggi



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