Lo osserva, lo studia, lo interroga. Ma non lo stronca come fa con tutti i suoi bersagli. Il Fatto quotidiano si è arreso all’idea che l’imminente futuro del Pd e della politica italiana sarà sotto la stella di Matteo Renzi. E nel posizionarsi di fronte al nuovo presunto “salvatore della patria”, l’atteggiamento del quotidiano diretto da Antonio Padellaro non sembra di aperta condanna ma interlocutorio.
Anche il siluratore numero uno del giornale, Marco Travaglio, nel suo commento post-Leopolda, ha preferito indirizzare le sue ironie non su “Matteo”, bensì sulla stampa che si è sperticata in lodi renziane oltre misura.
Sarà la delusione verso Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle, o prima ancora verso Antonio Ingroia e la sua Rivoluzione civile. O sarà che al Fatto non dispiacciono le periodiche picconate che Renzi riserva alle larghe intese, a Enrico Letta e anche al capo dello Stato, una delle mire predilette da Travaglio & Co.
Per questo, ora forse Renzi può essere considerato il minore dei mali. Come ha sintetizzato Paolo Flores D’Arcais in un editoriale apparso sul quotidiano due settimane fa: “Renzi non ci piace, ha flirtato con Berlusconi e Marchionne, ma resta paradossalmente l’unico del Pd capace di intercettare almeno una parte dei cittadini che nei confronti del ceto politico – tutto – oscillano tra lo schifo e la voglia di vendetta”.
Ecco tutti gli approfondimenti di Formiche.net sull’amore-odio del Fatto Quotidiano per il sindaco di Firenze:
Il Fatto di Travaglio amoreggia con Renzi che fa il Grillo e un po’ il Di Pietro
Il Fatto quotidiano bisticcia su Renzi