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Il voto palese su Berlusconi e il “cretinismo parlamentare”

Dopo la prima gloriosa impresa realizzata nella giunta delle elezioni del senato, la maggioranza corsara ha preso l’aire per imporsi anche nella giunta del regolamento, spazzando via uno dei pilastri del garantismo parlamentare. La maggioranza corsara guidata da Sel e dai grillini e assecondata da un Pd che, in tutte le sue correnti, si precipita loro dietro per tentare di riprendersi qualcuno dei tre milioni e mezzo di consensi perduti nelle elezioni di febbraio, ci ha preso gusto.

Vista l’estrema debolezza del governo Letta, esposto a tutti i venti, la maggioranza corsara neppure più si cura di ipotizzare una sua caduta, ma domina le commissioni come se la loro fosse la politica di domani, trasparente nel saper smantellare le istituzioni. In circostanze simili il parlamento del 1992, sotto il vigile controllo di Scalfaro, abolì l’art. 68 Cost. sull’immunità parlamentare. Ora si abolisce il voto segreto solo perché serve a liberarsi finalmente dell’odiato Berlusconi. Se soltanto questi campioni di democrazia del vuoto leggessero qualche pagina dei dibattiti fondativi, s’accorgerebbero che Croce, Togliatti, De Gasperi si batterono a favore del voto segreto: non per compiere inciuci sottobanco, ma per non fare scempio della libertà di coscienza come si era fatto nella radiosa marcia su Roma di Mussolini.

Ai comunisti che inseguono Grillo in ogni sua pensata antipartitocratica, rissaiola e sfascista, vorrei solo rammentare che nella sinistra italiana, al tempo dell’Italia liberale, gli atti inconsulti, appariscenti ma controproducenti commessi da quei deputati operaisti che volevano affrancarsi da ogni regola – non di galateo, ma di giustizia reale – venivano bollati per esercizio di “cretinismo parlamentare”.

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