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Imu, Europa e le autostrade sicure verso il baratro

Provocano un senso di sgomento, più che di stupore, le parole al vento dei ministri che si contraddicono sul pagamento o meno della seconda rata dell’Imu: il battibecco indiretto tra Fabrizio Saccomanni e Angelino Alfano è uno degli eventi che i contribuenti avrebbero voluto non assistere per evitare un ulteriore discredito del legislatore arruffone.

La querelle è però indicativa di uno stato confusionale permanente dell’esecutivo, non solo su questioni fiscali. E’ il caso anche dell’Europa. Se bene ha fatto Maurizio Lupi, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, a bacchettare il governo francese che si sta distinguendo – facendo concorrenza con quello italiano per confusione – nell’intralciare l’operazione di una società controllata da Autostrade per l’Italia, l’esecutivo italiano sulle tappe previste dal Fiscal Compact resta silente, imbarazzato o reticente.

Eppure, come ricorda oggi Franco Bechis su Libero, “all’Italia rimane solo un anno, poi sarà il massacro”. “Per l’Italia, uscita dalla procedura di deficit eccessivo in base ai dati del 2012, il primo assessment sulla regola del debito verrà effettuato nel 2015”, si legge nella nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def) che, ricorda il vicedirettore di Libero, definisce il quadro economico in cui si muove la legge di stabilità per il 2014.

Gli effetti di queste frasi sono i seguenti: nel 2015 il governo italiano dovrà attenersi ai vincoli del fiscal compact. Quindi dovrà tentare di ridurre di 1720 già quell’anno lo scostamento del suo debito pubblico dal rapporto corretto del 60 per cento del Pil. “Lo scatto di quella tagliola – spiega Bechis su Libero – comporterebbe una manovra da 40 miliardi di euro per la riduzione del debito e di quasi due punti e mezzo di Pil per la riduzione del deficit: 35 miliardi di euro”. In tutto fanno – calcola Bechis – 75 miliardi di euro nell’ipotesi peggiore.

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