L’hanno picchiata e violentata fino alla paralisi, ma la pena con cui un gruppo di uomini sono stati puniti per il loro crimine contro una studentessa keniota è stata ridicola: tagliare il prato della locale stazione di polizia. Ma il Kenya ha deciso di dire basta ed è sceso in piazza contro la cultura che lascia impuniti gli stupri e non difende le donne, come accadde in India.
Le associazioni locali che da anni si battono per la tutela delle donne ora alzano la voce, sfruttando l’ondata di indignazione generale per tenere i riflettori accesi sul dramma. “E’ già abbastanza brutto che sia stata picchiata, violentata e lasciata in una latrina da cui non sarebbe mai riuscita ad uscire se qualcuno non l’avesse trovata – dice Nebila Abdulmelik dell’organizzazione “Femnet” – Ma il fatto che come pena queste persone hanno solo tagliato dell’erba, banalizza il problema”. Secondo l’Unicef in Kenya quasi una ragazza su 3 ha subito un abuso sessuale a scuola, nel Paese viene violentata una donna ogni 30 minuti. < strong>Hanna, il nome è di fantasia, è una di loro; rimasta incinta dopo lo stupro ha dato alla luce il bambino cercando di ripartire e ricostruirsi una vita. “La violenza sessuale demoralizza – dice – puoi sembrare a posto apparentemente ma dentro sei una bomba a orologeria. Un relitto. E non riesci ad essere una buona madre”.(Immagini Afp)