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Le mosse in serbo di Draghi

Inizio settimana tranquillo sui mercati, in attesa dei “market mover” che affollano i prossimi giorni, in particolare l’ECB e il GDP del terzo trimestre US giovedì, e il labour market report US di ottobre Venerdì.

Mercato asiatico negativo

La seduta asiatica, orfana di Tokyo chiusa per festività, è stata caratterizzata da una tenue risk adversion. Tra i catalist il forte ISM manufactoring di venerdì in US, che ha offerto altro supporto a un $ già rivitalizzato dal FOMC di mercoledì scorso, meno accomodante delle attese. Dollaro forte, commodities in calo e tassi in rialzo sono notoriamente un cocktail amaro per gli emergenti.

Mercato europeo positivo

L’Euroarea vedeva la pubblicazione delle revisioni dei PMI manifatturieri di ottobre, che hanno riservato poche sorprese. I marginali cali di Francia e Italia sono stati controbilanciati dalla salita di Germania e Spagna, per un dato che si conferma in linea con quello flash uscito il 24 ottobre. Maggior attenzione attirerà dopodomani l’uscita dei PMI services EU, le cui release flash avevano maggiormente deluso, lasciando sul campo oltre un punto.
Un certo aiuto agli asset periferici in particolare è giunto dalla revisione dell’outlook della Spagna, da negativo a stabile, ad opera di Fitch nel week end. Oltre a ciò, il bassissimo dato di CPI uscito la scorsa settimana sta alimentando crescenti attese di intervento da parte dell’ECB giovedi, il che ovviamente è ben visto dai mercati. Cosi il clima opaco della seduta asiatica ha lasciato il posto a un sentiment più positivo.

Mercato americano in stallo

In US oggi, causa shutdown governativo, erano di scena i factory orders di agosto e settembre insieme. Il dati hanno complessivamente deluso, dal momento che il dato di agosto, atteso a +0.3%, è uscito a -0.1% e quello di settembre, atteso a +1.8% è uscito a +1.7%. Il quadro è completato dalla revisione di luglio da -2.4% a -2.8%. Il dato di settembre, insieme al forte incremento del sottoindice degli ordini inevasi, depone  favore di miglioramenti nei prossimi mesi. Detto ciò, come per i durables dei giorni scorsi, il grosso dell’incremento sembra venire dalla volatile componente degli ordinativi di aereomobili. In generale nulla di spettacolare in un senso o nell’altro.

Cosi, in chiusura della seduta europea, il clima è costruttivo ma il cartellino riporta attività scarsa e variazioni modeste. Qualche emozione in più potrebbe essere offerta domani dalla pubblicazione, in US, dell’ISM services. Ma è probabile che il vero movimento arriverà solo nella coda della settimana con ECB GDP US e payrolls.

Una prima riflessione dopo una settimana di stacco

La sorpresa della scorsa settimana sull’inflazione europea di ottobre è stata di entità davvero rilevante: Il dato EU è uscito a 0.7% anno su anno, da precedente 1.1%. Spettacolare il calo italiano a 0.7%, da 0.9% di settembre, e nonostante l’aumento IVA. La Spagna è finita addirittura in deflazione con un -0.1% anno su anno. In generale i dati hanno mancato le attese di 0.4%, un enormità.
Il dato headline EU è tornato sui livelli del 2009, mentre quello core (a sua volta uscito 0.4 sotto attese a 0.8%) è sui minimi, segnati nel primo trimestre 2010.
Si tratta di dati preoccupanti, in particolare in un area, come quella europea, con un livello di debito generalmente ancora elevato e tassi di crescita che solo ora stanno uscendo da livelli recessivi. L’ultima cosa di cui ha bisogno l’Europa è una deflation scare.
Su questa base, è inevitabile che le pressioni sull’ECB si intensifichino, visto che la stabilità dei prezzi resta il loro unico mandato ufficiale.

Che può fare Draghi giovedi?

Annunciare una nuova LTRO sembra scarsamente efficace: le banche stanno restituendo quelle offerte in passato e difficilmente parteciperebbero con entusiasmo ad una nuova.
Un taglio dei tassi sembra la risposta più rapida ed efficace, ed infatti è assai probabile che giovedi Draghi per lo meno prepari il terreno per un azione a Dicembre ( e non sono in pochi a credere che passerà direttamente all’azione).
Detto ciò, l’efficacia di un taglio dei tassi da 0.50% a 0.25% è modesta. Può mettere un tetto a tassi monetari che si trovano di già sotto il refi rate. E può rendere più appetibile una successiva LTRO, condotta a livelli più attraenti. Un effetto sull’€, la cui forza ha sicuramente avuto una parte nel calo del CPI. Ma poco altro. Tra l’altro, le commodities, un altro rilevante driver dei prezzi al consumo, dopo aver messo a segno un rimbalzo durante l’estate, hanno ripreso a scendere e stanno rapidamente approcciando i minimi del 2012.

Ora, materie prime più a buon mercato normalmente costituiscono un fattore positivo, restituendo potere d’acquisto ai consumatori e margini alle aziende. Ma con livelli di inflazione (non solo in Europa) cosi bassi, il rischio è che ulteriori cali alimentino la spirale che conduce alla deflation scare. In sostanza, il recente trend dei prezzi costituisce un bel rischio per la nascente ripresa europea, e va monitorato attentamente nei prossimi mesi.

Giuseppe Sersale
Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr



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