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Lo stallo di Fed e Bce

Azioni e funzioni di reazione delle banche centrali continuano ad essere il principale driver della price action sui mercati.

La ripresa di Wall Street

Ieri sera Wall street ha reagito positivamente a una serie di dichiarazioni di altrettanti membri FED, tutte improntate alla prudenza: Bullard, un moderato, ha dichiarato che le condizioni per ridurre lo stimolo straordinario ci sarebbero, ma la FED può permettersi di essere paziente, perché l’inflazione è bassa. Rosengren, noto per essere una colomba, ha dichiarato che qualche trimestre non fa una grossa differenza per il bilancio FED, per cui si può aspettare. Powell ha sostenuto che il tapering dipende dalla forza della ripresa, ma che probabilmente la FED proseguirà gli acquisti ancora per un po’.
Così gli indici americani hanno chiuso nei pressi dei massimi di seduta, e la prima parte della seduta asiatica ha visto il ritorno di un pò di risk appetite.

Opacità nel mercato eurpeo

Con l’apertura europea, pero, la positività è progressivamente evaporata, lasciando il posto ad un clima più opaco. Difficile indicare un catalist preciso per questo cambiamento di umore. A metà mattinata l’EU ha pubblicato le nuove previsioni macroeconomiche per l’Euroarea, abbassando marginalmente la stima di crescita per il 2014 e alzando quella della disoccupazione. Ma non si tratta certo di un market mover, e comunque il movimento era già iniziato.
Uno sguardo al comportamento dei bond , sotto pressione a loro volta (a fine giornata il bund lascerà sul campo 7 basis points), permette di farsi un idea dei motivi del malumore.
Il bassissimo dato di CPI della scorsa settimana aveva alimentato robuste attese di proattività da parte della Banca Centrale Europea (vedi Lampi di ieri).  Ora, a due giorni dal meeting, i mercati cominciano a temere che, come la FED la scorsa settimana, anche l’ECB deluda le attese, trincerandosi dietro un “wait and see approach”.
Qualcuno ha osservato che un taglio giovedi (o a dicembre) darebbe l’impressione che il Comitato non crede nella ripresa europea. Altri hanno sostenuto che Draghi insisterà sulla temporaneità del calo del CPI. Fatto sta che quasi nessuno si attende un azione domani e il gruppo degli scettici, che non vedono nemmeno l’anticipazione di un taglio a dicembre, sembra essersi allargato.

Attese per il futuro

Nel primo pomeriggio, il membro FED Rosengren è ritornato in argomento, con un taglio meno prudente. Il capo della FED di Boston ha dichiarato che si attende un ulteriore miglioramento dei dati, e che sebbene l’inflazione non sia un problema, la FED deve guardarsi dai costi del Quantitative Easing. L’idea sottostante sembra essere che gli acquisti potrebbero venire ridotti appena possibile, magari compensando il tapering con tassi che restano bassi più a lungo del previsto. Ovviamente i mercati non hanno gradito e gli indici e i bond hanno perso ulteriore terreno.

Dati incoraggianti

Alle 16 l’ISM services US di ottobre ha offerto una nuova sorpresa positiva, salendo a 55.4 da precedente 54.4 vs attese per 54. Si tratta di un dato incoraggiante, alla luce del fatto che segue lo shutdown e lo stallo politico sul debt ceiling. Messo insieme col dato manifatturiero, e con il “mostruoso” Chicago PMI della scorsa settimana, dipinge un economia US in salute.
Detto ciò, da qualche tempo è difficile mettere insieme queste survey con i cosiddetti “hard data” ovvero la produzione industriale, e gli ordinativi, che hanno continuato a mostrare progressi modesti. In particolare nel terzo trimestre, mentre l’ISM services metteva a segno il massimo dal 2005 (58.2 in agosto) e l’ISM manufactoring passava da 50.9 a 56.2, la produzione industriale cresceva di poco più dell’1%. Stesso discorso per ordinativi e shipments, che solo a settembre stanno dando segnali di risveglio.
Insomma persiste una divergenza tra survey e dati reali che andrà colmata in qualche modo nei prossimi mesi.

In ogni caso l’ISM buono ha finito col mitigare la risk adversion, permettendo agli indici EU di dimezzare le perdite. La negatività non ha impedito al BTP Italia di fare il pieno. Gli ordini a fine giornata ammontano a 16.8 bln e quindi il book chiuderà in anticipo, domani alle 14.

Domani abbiamo i PMI services inEU e i Factory orders tedeschi.

Giuseppe Sersale
Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr


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