Sono in un bar, davanti ho un buon cappuccino, alzo lo sguardo e di fronte a me, si sta consumando una tragedia sociale,dove una donna apparentemente normale di un età media di 70 anni, consuma, quella pensione, che molto probabilmente, ha sudato negli anni o che centellina anche per far la spesa.
Schiava di un sogno, che si chiama vittoria, fa spola di continuo con quel biglietto magico e colorato, quella carta d’imbarco, per un viaggio magnifico, che ha al momento solo il sapore di un illusione, che sottrae e strappa la dignità.
Sono stato sempre un assertore di quella che si chiama libertà individuale, ho sempre difeso, chi vuole liberamente anche giocare o rischiare quello che vuole, in nome dell’ adrenalina che sale al cervello, per dire c’è lo fatta,ho vinto, senza sforzo posso ora permettermi ciò che desidero.
Ho sempre difeso chi ha gli strumenti e sfrutta il business del gioco, ma oggi ho toccato con mano, che forse quella libertà, non è così profondamente veritiera, ti risucchia, ti attrae , ti soggioga e poi ti da il colpo finale, quando ti rendi conto, che sei inerme di fronte alla tua volontà, ormai e troppo tardi.
La signora si avvicina al bancone quasi come un ladro, prende il suo biglietto, da 10€ prima, da 20€ poi, vince qualche spicciolo che l’aiuta nella sua missione, grattare!.
Mi guarda con occhi persi nel vuoto, come per dire non giudicarmi, mi sto giocando soldi miei, tu, non puoi giudicarmi, anche perché , non ne posso fare a meno.
Sono sincero,ho pietà,sono angosciato alla sola idea che si sta distruggendo la vita, riconoscendo che non sarà l’ultima volta, come quell’ultima, di chi si droga e ripete a se stesso, che può smettere quando vuole. Sapendo che non lo farà mai, finché non tocca fondo, finché non andrà in overdose, ho il cuore a pezzi.
Gli ho scattato una foto, voglio tenerla impressa nella memoria, voglio tenerla come punto di riferimento, voglio non dimenticare, voglio esser cosciente che si sta facendo male da sola e la società spinge tutti noi ad essere indifferenti. Tante volte ne ho discusso con il mio amico Franco, lui non ha mai difeso il gioco,lo ha sempre ripudiato, io un po’ bastian contrario, un po’ per non darla mai vinta, un po’ perché credevo nella coscienza di chi gioca e di chi ti droga, ho patteggiato per l’avversario, ma oggi mi sono ricreduto, confermando la regola che solo gli stupidi non cambiano mai idea.
Da oggi il mio impegno per far si che non capito a qualcun’ altro è iniziato, se proprio si desidera giocare, bisogna farlo responsabilmente, bisogna farlo con cognizione di causa, bisogna soprattutto limitare i punti dove una persona , può suicidarsi emotivamente e moralmente con una leva da slot o un tastino luminoso o addirittura come nel caso della signora, con il suo biglietto colorato, che promette vita da nababbi.