Cornelius Gurlitt, figlio del gallerista Hildebrand, è diventato noto a ottant’anni dopo una vita persa nell’anonimato. Il suo nome evoca una aurea di mistero, quasi un personaggio di un thriller come la vicenda che lo vede protagonista. In breve: nella sua abitazione, nel sobborgo di Schwabing a Monaco, è stato trovato un tesoro nascosto da mezzo secolo dietro scaffali di barattoli di fagioli scaduti e impolverati.
La vicenda ha inizio nel settembre 2010; Cornelius venne intercettato, dagli addetti alla dogana bavarese, su un treno proveniente dalla Svizzera, in possesso di una busta contenente 9.000 euro in contanti; motivo di sospetto per un mandato di perquisizione che ha portato alla sensazionale scoperta. Un tesoro di 1500 opere d’arte confiscato dai nazisti durante il Terzo Reich e che si riteneva perduto o distrutto sotto i bombardamenti . Si tratta di capolavori di artisti come Pablo Picasso, Renoir, Henri Matisse and Marc Chagall per un valore stimato di oltre un miliardo
In un memorabile discorso, tenuto nel 1951 a Londra, Piero Calamandrei affermò che “ le opere d’arte riguardano l’Essere, la Civiltà, lo spirito di un popolo. Sono vita, sono parte della nostra vita, del nostro spirito: non si possono perdere senza sentirsi mutilati, menomati nello spirito. Se un capolavoro d’arte si distrugge, è una zona della nostra memoria che si oscura […] Lo stesso durante la guerra: stavamo in pensiero per le persone care che erano lontane, ma anche per queste opere, disperse nel grande campo di battaglia, delle quali non avevamo notizia. Forse anche più, perché gli uomini son destinati a passare, ma le opere d’arte sono fatte per restare, per sopravvivere, per testimoniare la continuità della civiltà e per segnarne il punto d’arrivo, e la potenziale eternità”
Calamandrei, con la sua nota lungimiranza arriva, anche questa volta, ai nostri giorni con parole che, come sempre, lasciano senza parole “Non potrei qualificare che così certe sistematiche distruzioni che i tedeschi hanno fatto nel ritirarsi: i guastatori in ritirata. Raffinatezze: le collezioni di libri scompagnate, i tronchi incisi perché secchino, l’inchiostro sulle mura. Non potevano risparmiare l’arte […] in queste depredazioni collettive era difficile capire se esse dovessero andare ad arricchire i musei del popolo tedesco o le collezioni personali di Hitler o di Goering”
E’ notizia recente la restituzione di 139 opere rubate ( tra le quali, ci sono quadri di Matisse, Kandisnsky e Klee), dai nazisti e poi finite nei musei dei Paesi Bassi; significativa l’affermazione del Direttore dell’Associazione dei Musei olandesi “ restituire gli oggetti in questione , per gli olandesi è sia un obbligo morale che una doverosa responsabilità”
La cultura “invisibile” è la più grande tessera mancante, un cardine rotto, un ponte spezzato. Non si può accettare che la cultura sia la “maschera nuda” sul volto di pochi, ma la Persona, l’Anima che muove le coscienze e che ricolma i saperi. Solo così si potrà riformare una società priva di valori e depauperata dei suoi beni inalienabili.
Una menzione meritano anche la concreta azione di Pasquale Rotondi definito lo “Schindler delle opere d’arte italiane”, per aver salvato, durante la Seconda Guerra Mondiale, circa 10.000 opere d’arte dalla distruzione delle truppe naziste, nonché Rodolfo Siviero per la sua battaglia contro la rapacità dei nazisti verso l’arte italiana recuperando coraggiosamente le prede sottratte al patrimonio nazionale. A lui dobbiamo il recupero di capolavori come l’Annunciazione di Beato Angelico, la Danae di Tiziano, il Discobolo Lancellotti e centinaia di altri capolavori.
Salvatori dell’Arte che meriterebbero maggiore conoscenza e uno spazio più ampio, per aver restituito alla cultura la bellezza della sua accessibilità.
Chi sottrae all’umanità un’opera d’arte ha compiuto un delitto contro il tempo e contro l’identità; ha sottratto tessere al mosaico della memoria e della storia. Per ricucire la frattura bisognerà ricollocare tutte queste tessere, anche quelle che giacciono legalmente o illegalmente nascoste, recluse, celate allo sguardo della collettività. I giacimenti non scoperti al mondo sono un crimine contro la conoscenza.