Riflessioni a partire da un aritcolo di Exberliner, Berlino.
Monika Hermann, sindaco in quota ai Verdi del quartiere Kreuzberg, intervistata da Seymour Gris, parla del quartiere più trendy della città, quello dei giovani, dei locali e della “libertà” di fare un po’ tutto ciò che si vuole. Ma Kreuzberg non è un paradiso come in molti credono: ci sono emergenze legate alla presenza di molti immigrati in attesa di vedere accettata la richiesta d’asilo, problemi legati ad un degrado urbano accelerato dalla presenza di turisti che non ci comportano bene e dalla droga.
La Hermann è chiara, accusa il governo della città di Berlino di fare poco sia in ambito di riqualificazione urbana, sia per le politiche d’immigrazione. L’Italia è citata diverse volte in questa discussione. Dice la Hermann: “qua, ad Oranienplatz, il 95% dei migranti richiedenti asilo proviene da Lampedusa. Non hanno nessun diritto in Germania, hanno diritti solo in Italia, ma l’Italia continua a mandarli via. Ad Amburgo ci sono altri 400 immgrati richiedenti asilo per ragioni religiose, provenienti da Lampedusa”, e prosegue “la cosa urgente è trovare un posto in cui stare. Richiederà molto tempo per cambiare la situazione legale o le politiche d’asilo europee e tedesche. Abbiamo visto di recente come l’Unione Europea abbia difficoltà nel dare indicazioni sulla questione dei richiedenti asilo”.
Poi c’è la questione dei turisti, molti spagnoli e italiani, che arrivano a Berlino attratti dal motto: “Berlin is open to the world, Berlin is sexy, Berlin is cool”. E dalla vita notturna movimentata. La Hermann accusa: “Il Senato (il governo della città) si rifiuta di creare meccanismi di protezione per la popolazione locale. Infatti dicono: Berlino è aperta al mondo, Berlino è sexy, Berlino è cool. Qua puoi fare festa tutta la notte. Gente venite!”
Manca la civiltà dei turisti. La Hermann spiega che “il nostro distretto non ha niente dalle persone che arrivano qua con l’idea che qua c’è la più grande area di divertimento del mondo, e che ogni cosa che non sono autorizzato a fare a casa mia, lo posso fare in Kreuzberg. Mi aspetto che questa gente capisca che qua vivono delle persone e che non siamo sulla scena di un film. Siamo molti ospitali, ma ci aspettiamo che gli ospiti si comportino da ospiti”.
Insomma, l’insofferenza nei confronti dell’Italia da un lato, della sua scarsa efficienza nel contenere i flussi migratori e nel gestirli, si sente anche nelle parole di una sindaca di un distretto di Berlino. Non solo, come turisti non ci comportiamo così bene, e in effetti basta farsi un giro in Kreuzberg/Friedrischain, per vedere aree di degrado e abbandono. Ci sono molti giovani, è un’area dinamica e alternativa, ma l’ambiente urbano è diventato via via più degradato e malsano, inospitale e per certi versi è vissuto il tutto come un imbarbarimento. Ci vogliono regole, questo vale per tutti e ovunque. Che dire poi del problema della droga?
Interessante è come la Hermann proponga di legalizzare l’uso della cannabis, consumata, dice, quotidianamente come il tabacco o l’alcool. Un approccio non limitativo e a mio avviso intelligente. Dice, infatti, la sindaca: “la realtà è che la cannabis è divenuta una droga di uso quotidiano, come l’alcool e il tabacco. Per proteggere i consumatori e i giovani, dobbiamo mettere uno stop alla vendita illegale di droghe. Le politiche restrittive non hanno avuto successo. Per questo vogliamo proporre la coltivazione e la vendita della cannabis sotto il controllo statale. Prima come monopolio, poi si può pensare anche all’apertura al libero mercato se questo funziona. E se possiamo garantire la tutela dei minori di 18 anni, affinché non usino questo sostanze allora va bene. Ecco perché vogliamo proporre la legalizzazione dell’uso della cannabis”.