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Pd: Ineludibile adesione al Pse, Cuperlo meglio di Renzi

L’adesione al socialismo europeo, ai suoi valori, progetti e programmi, e’ la questione principale ed ineludibile per l’immediato futuro Partito democratico, esperita la fase ‘traghettamento’ di Guglielmo Epifani. Non e’ una questione letteraria o filosofica, va posta e risolta con le primarie: essa riguarda l’identita’ e il profilo culturale e politico di un partito che, pur ‘non personale’, non ha saputo o voluto finora dare ‘corpo ed anima’ a parole come ‘sinistra’, ‘riformista’, ‘progresso’. E’ una fase di passaggio delicata e difficile perche’, come diceva gramsciAntonio Gramsci nei ‘Quaderni del carcere’, “[…] la crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non puo’ nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi piu’ svariati”. L’osservazione di Gramsci, oggi torna a riecheggiare in un’epoca, la nostra, di grande confusione ideologica. Se cosi’ le vecchie certezze sul funzionamento dei mercati lasciati a se stessi crollano, nessuna teoria ha instaurato ancora la sua “egemonia”, volendo utilizzare il concetto che Gramsci rese famoso. Alcune idee, purtuttavia, si vanno rafforzando. Le scuole di pensiero piu’ importanti che si possono individuare sono, in termini molto generali, quattro: socialista anticapitalista; keynesiana socialdemocratica; populista di destra; hayekiana libertaria. E’ una scelta, il socialismo europeo con i suoi valori, progetti e programmi, ‘non indolore’ per il suo valore intrinseco: essa indica, dice chiaramente da quale parte si sta. Se con le forze moderate e conservatrici che vogliono il mantenimento dello status quo, l’austerita’, dominato dal neoliberismo e dal capitalismo finanziario senza vincoli ne’ controlli a scapito della societa’ e della persona; o con le forze progressiste che mirano ad un cambiamento possibile, la ‘Good and just society’, la buona e giusta societa’, in cui al centro torni la societa’, l’umanita’ e la persona con i suoi bisogni materiali (lavoro, casa, salario) e soprattutto immateriali (cultura e formazione, scuola, diritti ed aspirazioni). Il socialismo del XXI° e’ alla ricerca, dopo il fallimento della ‘terza via’ di Tony Blair e Gerhard Schroder, di una nuova ‘Utopia’, per immaginare un domani migliore – la ‘good and just society’ che la gente ed i movimenti giovanili degli Indignados o di Occupy hanno chiesto – e per rendere credibile qualsiasi progetto progressista che, per essere tale, deve rispondere alla domanda: “progress with what goal?”, ossia “progresso a quale scopo?”. E la risposta non puo’ che essere: la ‘good and just society’, di esseri umani liberi, uguali ma diversi. Chi, dunque, dei tre candidati alla segreteria del Pd tra l’ex-marghertino Matteo Renzi, ‘il daleminano’ Gianni Cuperlo e l’outsider movimentista Pippo Civati, piu’ vicino al primo che al secondo, o meglio ancora chi tra renzi-cuperloRenzi e Cuperlo ha le carte in regola, il coraggio e la forza, per avviare questa delicata operazione culturale politica, in vista delle elezioni europee di maggio 2014 precedute dal primo Congresso del Partito socialista europeo di febbraio a Roma per lanciare la candidatura di Martin Schulz alla Presidenza della Commissione europea? Decisamente piu’ Cuperlo che Renzi, perche’, per storia e biografia, piu’ all’altezza del monito gramsciano: “quando tutto e’ o pare perduto, bisogna rimettersi all’opera, ricominciando dall’inizio”.


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