Un dubbio, dopo la mega-esternazione di don Angelino Alfano, sul Corriere della Sera.
Quando lo statista agrigentino si augura che il Consiglio nazionale del Pdl dovrà essere una festa, auspica un “embrassons nous” e un “volemose bene” tra governativi e lealisti, tra colombe e falchi ?
E, scusi, don Angelino, per festeggiare cosa, dal momento che Epifani, Grillo e Vendola stanno per consegnare Silvio alle amorevoli cure di toghe obiettive e serene come Woodcock, Bruti-Liberati, i successori di Ingroia a Palermo ?
Oppure, Alfano ha voluto annunciare che le sue truppe “faranno la festa” a Fitto, Verdini, Bondi e Daniela Santanchè ?
Dirimente resta la questione del governo : restare sulle poltrone ministeriali o dimettersi, aprendo la crisi ?
Difficilmente, i lealisti si accontenteranno della lieve bacchettata, affibbiata dal segretario del Pdl a Enrico Letta ( “il premier non deve interessarsi delle dinamiche al nostro interno”).
Più convincente ci sembra questa asserzione del ministro siciliano : “Berlusconi ha subito una grave ingiustizia ma è un uomo di Stato !”. E, da statista, Silvio si comportò ad ottobre, salvando l’esecutivo.
Da allora, tuttavia, nè Letta nè tantomeno i dirigenti del Pd hanno dato un pur piccolo segnale utile a fermare, o almeno a posporre, la sentenza sull’espulsione del capo di FI dal Parlamento, restando appiattiti sulla linea di Epifani : “Ilda e John fateci sognare, Berlusca subito in cella a San Vittore !”.
Per evitare la crisi, il premier affidi un ministero importante, tipo quello della Giustizia, a Raffaele Fitto, sfrattando la Cancellieri, e faccia rinviare il voto in Senato sulla decadenza di Berlusconi.
Nell’eventualità di una scissione, con l’incubo per i governativi di Fini…re come Gianfranco, tutto il peso del sistema politico, che per 20 anni è stato sopportato da Silvio, cadrà sul Pd. Il cui nuovo leader, Matteo Renzi, quasi certamente, farà cadere il governo, guidato da un suo rivale e nel quale
nè i capi nè gli elettori democrat si riconoscono.
A quel punto, come avrebbe detto Pietro Nenni, ciascuno, in primis Re Giorgio II, faccia quel deve e accada quel che può !
Pietro Mancini