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Perché io, berlusconiano, non aderisco alla rinata Forza Italia

Silvio Berlusconi e Francesca Pascale

Care e cari amici,

scrivo queste righe per spiegare a voi, che mi avete accompagnato in questi anni di impegno parlamentare, per la mia recente e difficile scelta di continuare a tenere fede agli impegni presi durante la campagna elettorale non transitando in Forza Italia.

Non è, e non vuole essere, un tentativo per convincere qualcuno della mia decisione, vorrei soltanto rendere chiaro e trasparente, come sempre, il mio rapporto con amici di viaggio.
Un periodo travagliato questo che attraversiamo, in troppi hanno esasperato eccessivamente i toni della discussione allontanandosi dai veri problemi che stanno a cuore di tutti i cittadini e dei nostri elettori.

Sono stato dal 1994 sempre con Silvio Berlusconi, in nome delle battaglie comuni contro l’oppressione fiscale, burocratica e giudiziaria. Continuerò ancora questa sfida, sempre nel perimetro del Centrodestra con rinnovato entusiasmo e la consueta forza d’animo per offrire risposte concrete a tutti i cittadini e ai nostri elettori.

Cambiare le cose significa, per me, partecipare attivamente alle decisioni che vengono prese nelle sedi competenti. È l’unico modo per far valere le proprie idee e assumersi le responsabilità che gli elettori hanno dato alle scorse elezioni al Pdl. Non possiamo fare come i rappresentanti dei 5 Stelle che, arrivati in Parlamento, hanno iniziato il loro lavoro parlamentare salendo sui tetti come se fossero ancora militanti di piazza. La democrazia offre spazi giusti e adatti per contare e per contarsi.

Bisogna portare avanti con forza le nostre idee. Si deve realizzare quel programma che lo scorso febbraio, alle elezioni politiche, abbiamo presentato a tutti i cittadini.

Abbiamo deciso di portare quelle nostre idee in un governo di “larghe intese” al quale il presidente Berlusconi ha saggiamente scelto, per il bene del Paese, di dare la fiducia molteplici volte.
Non era il migliore governo possibile, non è il governo che avremmo voluto fare, lo sapevamo e lo sappiamo, ma era la scelta immediata per rispondere alle esigenze degli italiani. Ci siamo assunti le nostre responsabilità.

Vogliamo ancora con tutte le nostre forze affermare il principio che la prima casa, il bene sul quale una famiglia fonda le proprie certezze, non sia tassata.

Vogliamo che tutte le tasse siano meno gravose rispetto agli anni precedenti.

Vogliamo una seria riforma della giustizia, dove i magistrati che sbagliano possano pagare in prima persona per gli errori che commettono. Così come accade per tutti gli altri cittadini.

Vogliamo una riforma elettorale seria ed equilibrata che dia la scelta ai cittadini e, soprattutto, vogliamo che siano aboliti i finanziamenti pubblici ai partiti.

Vogliamo una rivoluzionaria riforma costituzionale. Non è possibile governare ancora con il sistema delle due Camere che si rimpallano leggi da approvare per tempi estenuanti.
Vorremmo chiarire i compiti degli Enti Locali a partire dalle Regioni.

Questo è quello che vogliamo e questo è quanto avevamo promesso ai nostri elettori durante la campagna elettorale. Questo è il programma del Governo Letta-Alfano, concordato con il PDL.

Questo è quanto cercherò, con tutte le mie forze, di portare avanti nella legislatura e che non sarebbe possibile fare lasciando il governo in mano alla sinistra e ai grillini.

Non ignoro di certo, come qualcuno vorrebbe far credere per biechi interessi personali, quell’ignobile sentenza che lo scorso 1 Agosto (il peggior compleanno della mia vita) condannò definitivamente Silvio Berlusconi per evasione fiscale. Né posso ignorare il solito comportamento giustizialista del Pd che avrebbe voluto e vuole accelerare scelleratamente i tempi per la decadenza dal seggio senatoriale del nostro padre fondatore. Ma di questo il Pd se ne assumerà le proprie responsabilità di fronte agli italiani e alla storia di questo Paese.

Io voterò e mi batterò, così come fino ad oggi ho fatto, per la non decadenza del mio Presidente.
Ma, anche se per un nobilissimo e condiviso principio quale la difesa del nostro Presidente, non possiamo permetterci la caduta del governo in questo periodo di crisi perdurante, con i consumi che stentano a ripartire, la disoccupazione (soprattutto quella giovanile) che continua a crescere, i disagi sociali, la povertà diffusa. Il presidente Berlusconi per primo ha dichiarato a tutti gli italiani, più volte, che le proprie vicissitudini giudiziarie non avrebbero dovuto inficiare le attività dell’esecutivo e noi tutti abbiamo condiviso il suo appello.

Il percorso che oggi tristemente si interrompe, mi auguro possa riprendere presto a camminare. Per un nuovo centrodestra unito, forte, vincente, ambizioso. Così come l’aveva ideato Silvio Berlusconi. Ma le idee, per andare avanti, hanno bisogno di amore, di pace, serenità. Nessun pensiero, se coltivato con odio e rancore, riesce a fare molta strada. E il Pdl, quello che era nato per essere il partito dell’amore, si è trasformato, senza che ce ne accorgessimo, in un nido di maldicenze, di inganni e di violenze verbali. Chi conosce me e la mia storia sa che mai potrei abitare in un clima simile, sotto continui attacchi ingiustificati e oltraggi verbali. Non esistono “traditori”, né “falchi”, né “colombe”. Esiste un Paese, l’Italia, che ha bisogno di un governo stabile e serio. Un Paese in cui si può discutere, dibattere, ma sempre attraverso una dialettica costruttiva e mai distruttiva e con regole certe.

Sarebbe stato più semplice cavalcare l’onda assai populista dei paroloni forti, scaricando colpe sugli altri senza assumersi l’onere che chi vive nelle istituzioni deve perseguire con onore e disciplina. Sarebbe stato più facile non prendersi queste responsabilità, aspettando e speculando sul fallimento di altri. Ma che fine avrebbe fatto il Paese? E che figura faremmo tornando alle elezioni senza aver cambiato la legge elettorale, rituffando l’Italia nell’ingovernabilità o in nuovo Parlamento senza né vinti né vincitori.

Abbiamo bisogno di un nuovo centro-destra moderno, capace di prendersi le proprie responsabilità per cambiare in meglio il Paese. Nella speranza che non troppo tardi, con la lucidità che soltanto il tempo sa dare, anche altri possano accorgersi che questa è l’unica strada, anche se la più difficile, per offrire risposte ai cittadini senza demagogie e illusioni.
Con tanto affetto e la solita sincerità, vi abbraccio in qualsiasi modo la pensiate.

Giuseppe Esposito

Roma, 15 Novembre 2013


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