Le primarie, il fiore all’occhiello di Veltroni, Prodi e Parisi, il simbolo della trasformazione di postcomunisti e cattolici adulti in neoamericanisti talmente mutati da assumere e introdurre in Italia, come strumento di partecipazione popolare e di convinzione democratica, il sistema-base del modello statunitense, hanno fatto flop. Hanno rivelato non la loro inapplicabilità in lidi diversi dagli States, ma che qui da noi, nei partiti che mutano continuamente nome ma non abitudini manovriere di nomenclature consolidate, costituiscono un modo diverso di concepire la lotta nei partiti, deprivandoli della politica.
I meno giovani ricordano le lunghe code, di milioni di cittadini, ai seggi allestiti dagli organizzatori dell’Ulivo; la teatralità delle procedure per superare i tempi massimi delle operazioni di voto. Tutto perché i videospettatori avessero l’immediata sensazione che masse sconfinate di elettori senza volto ma decisi ad affermare la volontà di liberarsi dell’odiato Berlusconi con tutti i suoi berlusconiani – novelli David annuncianti il nuovo usato che ritorna -, si erano incolonnate per andare a piantare vagonate di ulivi nelle piazze d’ogni comune d’Italia come fossero Alberi della libertà giacobini e napoleonici.
Ora, invece, le tv hanno stentato a mostrare file di folle volenterose decise a spingere verso l’agognata meta della segreteria Pd (riguardata come anticamera sicura per collocarsi a Palazzo Chigi) personaggi semisconosciuti e dai propositi strambi. E tuttavia i media discorrevano di giovani extracomunitari assoldati per le loro comparsate a favore di uno dei quattro candidati alla cattedra del potere. Davano particolari sull’aumento miracoloso del 400 per cento di un reclutamento farlocco e incontrollato; di voti acquisiti a un tanto al pezzo, almeno venti euro. Di battaglie di cifre fra contendenti che neppure fanfaniani e dorotei si rinfacciarono alla vigilia del congresso di Firenze del 1959. Di congressi da annullare; di autosabotaggi, di primarie da ripetere o da invalidare; di tesseramenti truffaldini da abbandonare.
Dopo aver creato tante illusioni e provocato, da decenni, disillusioni, gli uomini di un futuro che sa di antico e di fraudolento, si accorgono che devono ricorrere ai ripari: trascurando il particolare che, se non propongono alternative politiche reali e comprensibili, resteranno sempre ancorati alle miserie di tesserare anime morte.