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Il punto in comune tra Berlusconi e Grillo

Fiumi d’inchiostro sono stati scritti sul discorso pronunciato da Silvio Berlusconi lo scorso 15 novembre, in occasione del Consiglio Nazionale del Popolo della Libertà. Con questa articolata orazione, durata più di un’ora e mezza, il presidente del PdL ha ratificato la propria uscita dal partito (da lui definita “dipartita”) e la conseguente rinascita di Forza Italia. Gli ex compagni d’avventura hanno vissuto questo momento con grande partecipazione e interpretato il nuovo progetto di Berlusconi nei modi più vari: chi ci ha visto una rampa di  lancio per l’Italia, chi una pericolosa deriva estremista, chi addirittura l’avvento della Terza Repubblica.

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Per gettare un po’ di luce sulle intenzioni del Cavaliere e provare a separare verità e opinione, diamo un’occhiata sotto il cofano della macchina della comunicazione berlusconiana, con un’analisi linguistica del lungo documento.

La sorpresa più grande arriva dall’estrazione terminologica: esaminando il rapporto tra occorrenze e ranghi delle parole scelte, scopriamo che il sintagma di maggiore rilevanza all’interno di tutto il discorso non è né “magistratura democratica”, come era lecito aspettarsi, né “riforma della giustizia”: queste formulazioni compaiono rispettivamente al terzo e quarto posto; al secondo posto compare prevedibilmente “Popolo della libertà” mentre al primo troviamo “debito pubblico”. Comprendere l’importanza di quello che è apparentemente un dettaglio diventa più semplice se guardiamo alle estrazioni terminologiche dei discorsi del 26 gennaio 1994 (la “discesa in campo”) e del 13 maggio 2008 (l’insediamento del Governo Berlusconi IV): lì le parole chiave erano rispettivamente “polo di libertà” e “azione di governo”, espressioni che si sono rivelate interpretanti di tutta l’azione politica che le ha seguite.

Il grande rilievo, nell’ultimo discorso berlusconiano, del sintagma “debito pubblico” potrebbe dunque gettare una luce nuova sulle ragioni profonde di questa scissione: è lecito pensare che Forza Italia voglia condurre la prossima campagna elettorale su posizioni fortemente antieuropeiste (ai record 6, 7 e 12 dell’estrazione terminologica, quindi comunque in alto, compaiono anche i sintagmi “debito pubblico elevato”,  “titolo di debito pubblico” e “politica di austerità”) che potrebbero favorire, oltre che la prevedibile alleanza con la Lega, un’inedita convergenza con l’anima populista del MoVimento di Beppe Grillo.

Sintesi di un’analisi più ampia consultabile su Termometro politico


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