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Quando il Parlamento ascolta gli studenti

camaldoli

A chi legge sembrerà strano. Ma ho due notizie che lasceranno sconvolti i molti:
-il Parlamento chiede l’opinione degli attori sociali (nel caso di specie gli studenti);
-il Parlamento ascolta e rende quelle istanze legge.

Già vedo gli scettici che cercano di sbirciare la fine della lettera per individuare quale partito si voglia sponsorizzare. Ma è inutile cercare.
Vi racconto come l’audizione in commissione cultura della Camera delle associazioni studentesche che fanno parte del tavolo istituzionale con il MIUR, ha cambiato il Decreto Legge Carrozza.
All’inizio dell’esame parlamentare del testo governativo, le associazioni ricevono la convocazione per essere audite. Per quanto il sentimento fosse di incredula meraviglia, poche erano le aspettative di incidere su un testo che, si badi bene, era già legge vigente dello Stato in quanto DL.
Una volta arrivati alla VII commissione e accolti dal vice-presidente Manuela Ghizzoni, capiamo che intorno a noi non abbiamo disinteressati faccendieri di partito, ma incuriositi parlamentari che vedono questi giovani (anche un po’ disorientati nel palazzo) con un misto di simpatia e di tenerezza.
E’ allorquando iniziamo a parlare che i nostri interlocutori capiscono di avere di fronte a loro non solo persone competenti sulla materia, ma soprattutto studenti che vivono ogni giorno su quei banchi che intendono riformare. A turno prendiamo la parola senza timore e senza peli sulla lingua rispetto ad una situazione, quella del mondo dell’educazione, che è lontana dal ritrovare il giusto riconoscimento sociale e economico nel paese.
Al mio turno, in particolare, ricordo di aver lamentato (unico) della tempistica con cui era stato abolito il bonus maturità e dell’esigenza di dare alla scuola quella forte valenza di presidio di legalità, soprattutto per quanto riguarda le zone maggiormente soggette ai fenomeni malavitosi.
Usciamo ordinatamente dall’aula, non prima che i parlamentari (abbiano loro un fazzoletto verde nel taschino o una spilla con 5 stelle, siano essi colombe, falchi, renziani, cuperliani o popolari) ci salutino uno ad uno e, in alcuni casi, si soffermino per scambiare alcune battute.
Naturalmente non veniamo informati dell’esito del nostro colloquio se non alla fine dell’iter, con il testo definitivo approvato dalle due Camere.
E qui viene il bello: non solo molte delle nostre proposte (purtroppo solo quelle che non richiedevano aggiunta di finanziamenti) sono presenti nella testo legislativo convertito, ma le associazioni studentesche si vedono citate (contrariamente dall’originale DL) per quanto riguarda la possibilità di stipulare convenzioni con scuole e università (su orientamento e dispersione) e viene salvaguardata la posizione degli studenti che con il bonus maturità avrebbero avuto diritto ad iscriversi ai corsi a numero chiuso.
Una vittoria su tutta la linea. Non solo delle associazioni studentesche, ma anche del mondo dell’istruzione e del Parlamento.
Una vittoria che nasce dall’ascolto e dall’umiltà.
Quella umiltà che, se fosse applicata a tanti altri ambiti, potrebbe far vivere in una Italia migliore giovani, studenti, disoccupati, lavoratori, pensionati e anche amministratori della cosa pubblica.

Virgilio Falco
Portavoce Nazionale StudiCentro

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