Ci ha provato Aldo Cazzullo a mettere al centro il suo nuovo libro. Ma alla presentazione al Teatro Argentina di “Basta piangere!” (Mondadori) non sono bastate le interpretazioni impegnate di Massimo Popolizio. A finire sotto i riflettori come protagonista è stato Matteo Renzi.
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Il quasi segretario del Pd era, insieme al direttore del Tg di La7 Enrico Mentana, la guest star dell’evento. Nel tripudio di ego che regnava sul palco, Renzi-Cazzullo-Mentana compongono notoriamente un terzetto che ne ha da vendere, il vincitore indiscusso è stato il sindaco di Firenze.
Per lui, attenzioni e cortesie di una corte di vecchi e nuovi (?) renziani: la deputata Simona Bonafè, il responsabile cultura e comunicazione della segreteria Pd Antonio Funiciello, il sottosegretario al Turismo Simonetta Giordani, ma anche Mario Segni e signora, Paolo Guzzanti, Marina Ripa di Meana. Dedicati a ogni suo impercettibile movimento gli scatti dei fotografi. Suoi gli applausi più fragorosi della sala quando approfitta dell’occasione intellettual-chic per tirare qualche nuova picconata al partito che presto dovrà guidare, “una sinistra nata sfortunata per cui sorridere o è un atto del nemico o significa essere superficiali”.
Ed ecco che la declinazione renziana di “Basta piangere” diventa un “atteggiamento di entusiasmo e leggerezza che non è vacuità”, fa notare il sindaco un po’ indispettito dalla parodia di Maurizio Crozza che lo dipinge re del niente, perché “a sogni diventati extra small dobbiamo rispondere con visioni extra large”. E giù altri applausi destinati a fare centro nell’ego di “Matteo”.