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Tutte le colpe dei complici italiani dell’eurogogna. La lezione del prof. Rinaldi

Pubblichiamo la versione integrale dell’intervista di Paola Valenti all’economista Antonio Rinaldi apparsa in forma ridotta sul quotidiano “La Padania” diretto da Aurora Lussana.

Prof. Rinaldi, lei e i colleghi Alberto Bagnai e Claudio Borghi da tempo mettete in guardia il Paese dai seri rischi che hanno comportato l’adozione della moneta unica e i Trattati europei. Per questo motivo siete stati omologati come visionari e dannosi allarmisti. Oggi sempre un maggior numero di cittadini è consapevole invece che i vostri avvertimenti sono del tutto fondati. Può dirci in cosa consistono questi pericoli per le popolazioni non solo italiane?

Ho sempre sostenuto che imbrigliare con cambi fissi, o almeno con accordi di fluttuazioni predeterminati come lo SME, le monete di economie di Paesi con caratteristiche e fondamentali macroeconomici molto diversi fra loro, avrebbe immancabilmente determinato la creazione di aree sempre più ricche e altre sempre più povere, con la conseguenza di infliggere pesanti mortificazioni a un numero molto elevato di persone. Vediamo che questo euro, di fatto un marco, favorisce oltremodo l’economia tedesca a discapito di tutte le altre. Non è pertanto un problema solamente italiano, ma coinvolge tutti i Paesi che hanno aderito alla moneta unica. Naturalmente sostenere queste tesi mi ha provocato non poche critiche e problemi personali, con attacchi di giornalisti esteri disinformati e capziosi, anche se ora stiamo assistendo allo sgretolamento del muro del fronte dei sostenitori per partito preso dell’euro. E’ un prezzo che ho pagato volentieri!

Ancora molti esponenti della politica, e lo stesso presidente del Consiglio Letta, sostengono che tutti i partiti e movimenti portavoce dei cittadini contrari all’euro e alla Ue sono da considerarsi “pericolose derive fasciste” da combattere. Perché secondo lei, al contrario, questo dissenso è espressione di democrazia?
Sono abituato ad essere apostrofato con gli aggettivi più coloriti e fantasiosi, ma questo perché evidentemente chi li attribuisce non ha la possibilità di contrasto con dati scientifici. Non si rendono conto invece che i primi che daranno la fronda a movimenti estremisti sono proprio coloro i quali difendono a spada tratta questa configurazione profondamente errata di moneta unica, perché hanno gettato ogni angolo d’Europa alla deriva tagliando i salari reali e aumentando a dismisura il carico fiscale a discapito delle classi sociali più esposte e delle aziende di più piccole dimensioni. Quindi le “pericolose derive fasciste” sono paradossalmente quelle che invece stanno attivando proprio loro nel perseguire questo folle modello di politica economica basato sull’austerity e non sull’espansione economica. E’ ormai evidente poi che i meccanismi automatici che si sono messi in moto con i Trattati e regolamenti comunitari, hanno estraniato completamente i cittadini dall’utilizzo degli strumenti democratici idonei a correggere i momenti di recessione. Le politiche nazionali, espressione democratica di delega popolare, non hanno più poteri d’intervento in quanto la Commissione Europea, la BCE e il FMI, la cosiddetta Troika, ha avocato a se ogni spazio decisionale, impadronendosi completamente della gestione economica dell’Unione. Tutto questo a garanzia della stabilità dei prezzi, cioè dell’inflazione, tanto cara sin dai tempi della Repubblica di Weimar!

Per fortuna qualcosa si muove. Insieme ai colleghi Bagnai, Borghi e al professore emerito Paolo Savona, fra i primi ad essere critico nei confronti dell’aggregazione monetaria, siete stati convocati in audizione nei prossimi giorni, presso la Commissione Finanze della Camera, per esporre il vostro punto di vista relativo al semestre di Presidenza italiana dell’UE, in calendario nella seconda metà del 2014.
Sarò molto esplicito: esorterò i rappresentanti della Presidenza del semestre italiano a verificare puntualmente e minuziosamente se tutti i provvedimenti adottati dalla Commissione UE siano legittimi e supportati dall’immensa mole di dettami previsti da Trattati, regolamenti, accordi, circolari comunitarie, come ad esempio la possibilità di poter superare la soglia del 3% di deficit. Infatti, contrariamente a quanto si afferma, è previsto e pertanto legittimo per gli Stati sforare questo importante parametro che attualmente condiziona negativamente tutte le euro-economie.

Ma si muove qualcosa anche in Europa. Il 3 dicembre prossimo sarete a Bruxelles in una Conferenza al Parlamento Europeo con Nigel Farage invitati dal gruppo ELD di cui la Lega fa parte. Può darci qualche anticipazione?
Ho accettato molto volentieri l’invito perché avrò la possibilità di poter esternare senza mezzi termini, supportato dai colleghi Borghi e Bagnai, tutto il disappunto nei confronti della deriva a cui ci hanno condotto gli eurocrati di Bruxelles, sensibili solo ed esclusivamente a tutelare gli interessi di lobby finanziarie e non certo quelli delle popolazioni e delle imprese di tutto il Continente. Chiederò senza mezzi termini che l’Italia deve riappropriarsi della propria valuta e perseguire una sua autonoma politica economica e monetaria. Quel briciolo di sovranità che ci è rimasta ci consente di ottenere il cambiamento di status da paese “senza deroga” in paese “in deroga”, cioè da euro a senza euro, come ad esempio Gran Bretagna, Danimarca, Repubblica Ceca, Ungheria e ben definito dall’art.139 del Trattato di Lisbona. Certo risulta difficile immaginare che questo possa avvenire con personaggi come Monti, Letta, Prodi, Amato ecc… che hanno sempre dimostrato di essere più maggiordomi al servizio della Troika che uomini a tutela degli interessi del proprio Paese.

Anche dal punto di vista giuridico il caposcuola del diritto pubblico italiano prof. Giuseppe Guarino ha dimostrato gravi criticità nel costrutto dell’Unione Europea, e denunciato l’illegittimità del Fiscal Compact. Se non erro, il professore ha parlato addirittura di un golpe contro la democrazia.
Il recentissimo formidabile saggio del prof. Guarino individua, nella fraudolente approvazione del Regolamento 1466/97, il momento in cui è avvenuto il passaggio fra le autonomie delle politiche economiche previste dagli originali impianti dei Trattati per raggiungere gli obiettivi di crescita e l’appropriazione, da parte della Commissione UE, di questi poteri. Un vero e proprio Golpe sotto gli occhi di tutti che ha letteralmente estraniato i paesi membri da qualsiasi autonomia, modificando la natura stessa della moneta euro e affidandola a un sistema robotizzato di regole non suscettibili a modifiche. In poche parole i cittadini sono stati completamente estraniati dal processo decisionale. E tutto questo nella generale complice indifferenza delle classi politiche dirigenti europee.

Gli Eurosostenitori, sostengono che per salvare l’Unione bisogna pretendere la revisione dei Trattati e che la Bce diventi simile alla Federal Reserve americana. Perché secondo lei oggi è tardi per cambiare i Trattati e perché la Bce non risolverebbe nulla anche se si trasformasse in una specie di Fed?
Anche coloro i quali hanno sempre sostenuto di voler “Morire per Maastricht” iniziano ad avere dei dubbi e i vari Prodi, Amato, Monti e compagnia cantando si stanno rimangiando i fiumi di parole che avevano impunemente elargito a sostegno della validità dell’unione monetaria. Credo attualmente che non esista un solo uomo politico in Europa in grado di avere la forza di modificare gli attuali Trattati e le dichiarazioni in tal senso servono solo per imbonire le popolazioni in previsione delle prossime votazioni europee del maggio prossimo. La prova è che da Maastricht a oggi le regole si sono sempre più irrigidite senza lasciare nessun spazio di ammorbidimento. Per quanto riguarda la BCE sia chiaro che non essendo una Banca Centrale, ma bensì esclusivamente il guardiano-garante della stabilità dei prezzi, cioè dell’inflazione, ogni parallelismo con la FED americana è fuori luogo. Il sistema previsto per il funzionamento della BCE prevede che non sia lei ma bensì i cittadini e le imprese, per mezzo dell’imposizione fiscale sempre più alta e tagli di spesa specialmente nel sociale, i veri prestatori di ultima istanza.

Il Governo continua ad assicurare che la ripresa avverrà entro la fine del prossimo anno. Ci dica qual è realmente la situazione italiana e se le dichiarazioni governative sono solo promesse per prendere tempo.
Martedì 19 scorso l’ultimo rapporto OCSE ci ha messo al corrente che, per l’ennesima volta, le previsioni di crescita sono state rettificate al ribasso e che per il 2013 l’Italia chiuderà con una decrescita del 1,9%. Pensate che anche la Banca d’Italia nel marzo scorso ci aveva assicurato che alla fine del 2013 ci sarebbe stata una ripresa quantificabile in un +1%. Gli esponenti di Governo non provano più vergogna nel ripetere in continuazione come pappagalli che finalmente stiamo assistendo a una modesta ripresa senza voler ammettere che l’essersi affidati a questa unione monetaria con queste regole non potrà fare altro che avvilirci. Siamo ormai abituati a proclami sistematicamente smentiti dai fatti al punto che ho coniato da tempo un triste assioma: “la ripresa del trimestre successivo”. La classe politica dirigente la deve smettere di prendere in giro i cittadini e il sistema delle imprese, illudendo che basti mettere in giro numeri a casaccio per convince tutti che il peggio è alle spalle. Basta parole, ma fatti, e per accorgersene basterebbe fare un giro per le strade e vedere i negozi con le serrande sempre più abbassate, padri e madri di famiglia e giovani a spasso e aziende che chiudono i battenti con una progressione drammatica.

Previsioni per l’Italia alle prossime elezioni europee. Riusciremo a realizzare come in Francia largo consenso contro l’euro?
La maggioranza dei politici hanno sempre considerato i cittadini degli stupidi, senza rendersi conto invece, che alla fine gli stupidi erano proprio loro nel considerarli degli stupidi! I tempi sono ormai maturi e si è presa coscienza che l’attuale aggregazione monetaria è insostenibile, nonostante i media di regime compiano quotidianamente un’azione vergognosa di copertura che rasenta il collaborazionismo. Sono convinto che le elezioni europee potranno invece essere trasformate in un vero e proprio referendum se ci saranno forze politiche coraggiose e capaci di sostenere senza mezzi termini il ritorno della sovranità popolare e di conseguenza a quella monetaria. Un chiaro segno politico di volerci riprendere le chiavi di casa e di liberarci dal cappio al collo che ci sta inesorabilmente soffocando. Rivendichiamo il sacrosanto diritto di sbagliare almeno con le nostre idee e non con quelle degli altri. Questo Paese nonostante tutto ha delle potenzialità immense e io ancora ci credo maledettamente!


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