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Se si votasse domani

L’ultimo sondaggio elettorale sulle intenzioni di voto, reso noto il giorno del “processo” parlamentare al ministro della giustizia Cancellieri, mostra un quadro politico parecchio cambiato rispetto al voto costitutivo della XVII legislatura. A fine febbraio 2013 emersero tre poli di riferimento sostanzialmente equivalenti: con un Movimento 5 Stelle eccentrico, incomponibile con altre forze se non per scorrerie; e un polino che era stato presentato dai media (oltre che dai diretti interessati – Monti, Casini e Fini -) come candidato a succedere al Popolo della libertà: tanto come fronte moderato, quanto come aspirante alla premiership.

Oggi ci sono un centro-destra in crescita e che sorpassa di un punto virgola sei (cioè non proprio una manciata di voti) il contrapposto sinistra-centro dominato dal Pd, che si presenta come primo partito del paese (con un lieve scarto rispetto all’avversario ormai storico), un terzo polo grillino che perde sei punti percentuali abbondanti rispetto a fine febbraio e un polino di centro dimezzato: che però viene calcolato come fosse un’appendice del sinistra-centro e non più come un concorrente del fronte delle sinistre. Ciò certamente non è vero per Casini; non lo è neppure per una parte di Scelta civica; lo è nei fatti, a giudicare dalla decisività dei voti di Sc in due giunte senatoriali e nella commissione antimafia.

Se, dunque, si votasse domani e le intenzioni di voto si trasformassero in effettivi suffragi alla quindicina delle formazioni politiche registrate, la XVIII legislatura sarebbe guidata dal centro-destra (si adotti l’esecrato porcellum o altro metodo elettorale con premio di maggioranza); la situazione al senato sarebbe pressappoco come l’attuale, cioè molto instabile; il movimento antipartitico disporrebbe di un numero inferiore di deputati e senatori; i piccoli gruppi di centro risulterebbero davvero marginali, numericamente e politicamente.

C’è da chiedersi se le grandi manovre in corso in tutti i poli, polini e poletti per tornare il più presto alle urne siano davvero in grado di modificare tali linee di tendenza per giungere ad una democrazia compiuta; oppure se tutti quei maneggi non operino per arricchire (si fa per dire) quel caos cosmico fin troppo avanzato di cui non possiamo andare fieri.



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