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Suona il telefono della nonna

Suona il telefono della nonna. Il trillo fa capitomboli su capitomboli, dalla borsa fin su il divano, e sul divano, saltando come su di un tappeto elastico, rimbalza sulle pareti secondo legge fisica riempiendo la stanza e la casa tutta. Le ondine di pressione disegnano volute nell’aria facendo balletto con la grazia delle linee che nemmeno Béjart ha mai immaginato e portano il suono agli ossicini dell’udito di tutti i presenti.
Quelli della nonna, ossicini, che sono quelli che hanno lavorato di più e i più disposti ad ascoltare, sono quelli che la natura rende nel tempo meno pronti. Tutto il rovescio di quelli della nipotina la quale, invece, al primo balzello della prima ondina sonora esplode in un sorpreso piccolo e barbarico Yawp!
Al che la nonna, la cui attenzione è destata dal piccolo gridolino, porge l’orecchio al suono che continua a ripetersi; si alza e corre verso l’apparecchio e risponde. Una prima, e poi una seconda volta. E, dopo poco, una terza ancora. Sono amiche, sono parenti.
Tutti i numeri che la nipotina aveva contattato durante il pomeriggio nel suo furtivo armeggiare tecnologico.


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