Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’analisi di Marino Longoni apparsa su Italia Oggi.
Nella torre eburnea del ministero dell’economia non si devono essere accorti che oggi è il 28 novembre. Mancano solo due giorni alla scadenza del 30 novembre, termine ultimo per il versamento del secondo acconto delle imposte sui redditi. Imprese, lavoratori autonomi, contribuenti, non sanno ancora quanto devono versare. Solo ieri sera il consiglio dei ministri ha approvato il testo del decreto legge che prevede la maggiorazione delle aliquote degli acconti per recuperare gettito che serve per esentare i contribuenti dal versamento della seconda rata dell’Imu prima casa. Ma il testo del decreto legge non è ancora disponibile, anzi, il ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni, alla fine del consiglio dei ministri, nella conferenza stampa di presentazione del provvedimento, ha avuto il coraggio di affermare che «i dettagli del decreto sono in fase di finalizzazione». Fate pure con comodo.
CHI PAGA
Mancano due settimane per il versamento della seconda rata Imu. E nessuno sa chi dovrà pagare e chi no. Letta aveva promesso che entro il 15 ottobre avrebbe trovato la copertura per esentare i proprietari della prima casa: siamo al 28 novembre e, a quanto pare, i 2 miliardi non si trovano. Invece, se si tratta di recuperare i 50 miliardi per il fondo salva-stati, i soldi ci sono. I comuni sono in difficoltà per far quadrare i conti. Hanno ancora poche ore per approvare i bilanci preventivi (si, preventivi) di quest’anno (2013). Entro i primi giorni di dicembre dovranno deliberare le nuove aliquote, detrazioni, agevolazioni (per il 2013). I contribuenti avranno una settimana di tempo per fare i calcoli e i versamenti.
E CHI EVADE
Costringere milioni di imprese, lavoratori autonomi, cittadini, a tortuose gimcane, notti insonni, code, per poter pagare le imposte, è sintomo di una sciatteria e di una confusione mentale che, in un’azienda privata, avrebbe portato all’immediato licenziamento dei responsabili. Il ministro dell’economia e i suoi superpagati burocrati, che hanno di recente finanziato una campagna pubblicitaria contro l’evasione, evadono dai loro compiti più specifici, rendendo impossibile o estremamente complesso per i cittadini l’adempimento di un dovere. Se l’evasore può avere qualche scusante, come la mancanza di liquidità o la difficoltà a interpretare la norma fiscale, loro no.
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