Dei due timori – arresti “cautelari”, a domicilio o in carcere, per uno dei nuovi processi che si stanno imbastendo contro di lui e l’impossibilità di frequentare il Parlamento perché “i commessi non mi lasceranno nemmeno entrare” – che Silvio Berlusconi ha espresso parlando della sua decadenza da senatore agli amici, almeno uno è sicuramente infondato. E’ quello di non poter accedere al Senato, e neppure alla Camera, senza rischiare di esserne respinto. In realtà, è soltanto l’aula ad essergli preclusa, sia a Palazzo Madama sia a Montecitorio. Per il resto egli ha tutti i diritti di frequentazione di cui godono gli ex parlamentari, nessuno dei quali, neppure fra condannati e reduci da detenzioni di qualsiasi tipo, si è mai visto bloccato agli ingressi dei palazzi più blasonati della politica, con le buone o le cattive, da zelanti commessi.
BERLUSCONI PIU’ GRILLINO DI GRILLO
Va anche detto che spesso nelle sedi parlamentari le cose più importanti, ai fini del dibattito politico e degli sviluppi della situazione, accadono più fuori che dentro le aule d’assemblea o di commissione. Lo hanno dimostrato, per ultime, le recentissime incursioni al Senato e alla Camera di Beppe Grillo. Che senza essere né senatore né deputato, né esserlo mai stato, ha voluto e potuto entrare ed uscire da Palazzo Madama e da Montecitorio finendo su tutti i giornali, schermi televisivi e computer meglio e più dei parlamentari del suo movimento, peraltro indottrinati dal loro capo anche in quel modo, cioè con quelle visite più o meno a sorpresa.
I CONFRONTI CON RENZI E D’ALEMA
Se Massimo D’Alema, non più deputato, e neppure senatore, per la rinuncia a candidarsi dopo le prime sfide rottamatrici di Matteo Renzi nel suo partito, si presentasse a Montecitorio e, non potendo entrare in aula, si fermasse nel celebre salone chiamato “Transatlantico” e facesse dichiarazioni urticanti sul suo o altri partiti, come già gli è del resto capitato, produrrebbe i suoi bravi effetti, eccome.
IL TRANSATLANTICO DEL CAV.
Un Berlusconi ex senatore in Transatlantico, o nell’analoga Sala Garibaldi di Palazzo Madama, reduce o di passaggio per incontrare i parlamentari della sua Forza Italia e dare loro le direttive, condite o non con qualcuna delle sue barzellette, ruberebbe la scena e l’attenzione dei giornalisti e dei politici più di tanti altri leader o attori politici, con o senza mandato parlamentare. La ruberebbe probabilmente anche a Grillo. E pure al giovane sindaco di Firenze Matteo Renzi, che si accinge a diventare il segretario del Pd con le primarie della Madonna – quelle dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione – senza essere né deputato né senatore.
L’AGIBILITA’ DIVERSAMENTE POLITICA
Quella di Berlusconi decaduto da senatore per effetto di una condanna definitiva per frode fiscale, ma in esecuzione di una legge che anche giuristi di sinistra avrebbero voluto prima sottoporre ad una verifica di costituzionalità per la sua applicazione retroattiva, si può insomma ben definire una diversa agibilità politica. Che fu in qualche modo adombrata, del resto, nell’ormai famoso comunicato del Quirinale del 13 agosto, dopo il verdetto della Cassazione. Una diversa agibilità politica che potrebbe paradossalmente rivelarsi per i suoi avversari, proprio a causa di questa sua natura, persino maggiore di quella ordinaria praticata dal Cavaliere nei quasi vent’anni trascorsi dal suo vittorioso esordio elettorale.
LE INSIDIE DI UN BERLUSCONI NON PIU’ SENATORE
Ma c’è di più. La diversa agibilità politica di un Berlusconi ex senatore potrebbe paradossalmente riuscire ancora più insidiosa e controproducente per i suoi avversari, o solo concorrenti, se dovesse rivelarsi fondato anche l’altro timore manifestato dall’ex premier. Quello cioè di trovarsi raggiunto, una volta privo dell’immunità parlamentare, da qualche ordine di arresto, cautelare o d’altro tipo, anche a dispetto della sua età, per uno dei tanti procedimenti giudiziari ancora in corso contro di lui. Non a caso persino un antiberlusconiano come Aldo Busi, incontinente per la facilità e abbondanza di sarcasmo nei suoi riguardi, si è lasciato scappare qualche sera fa in un salotto televisivo l’augurio che a nessun magistrato venga la tentazione di fare al Cavaliere un regalo del genere. Che ne favorirebbe la rappresentazione di perseguitato, già accreditata obbiettivamente dallo stesso numero dei suoi processi, condotti o ancora in gestazione.
Francesco Damato