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Vogliamo parlare del caso Sogei?

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

Per gli addetti ai lavori non è mai stata questione del se ma sempre solo del quando. E infatti il meltdown della Sogei, alla fine, si è materializzato. La più costosa organizzazione informatica dell’eurozona per ben due giorni non ha funzionato. Bloccati gli uffici dell’Agenzia delle entrate, quelli di Equitalia, i sistemi dell’Ams, l’anagrafe dei conti bancari e perfino la struttura telematica dei medici di famiglia. I cittadini contribuenti pagano addizionali a gogò che annegano nelle mancate riforme e nell’oceano del Novecento politico-sindacale italiano. Un filotto tecnico degno di un paese assistito dalla Banca mondiale; un blackout informatico impensabile per un’economia avanzata.

LA FOTOGRAFIA DELL’ITALIA

Eppure il collasso di Sogei è la fotografia del default italiano. Al pari del quadro di Munch, dove l’urlo si confonde con il terrore e sconfina verso la follia, i terminali incapaci di elaborare della Sogei sono l’immagine di un paese che sta sganciandosi dal treno della modernità e, nel prenderne coscienza, sprofonda nel pessimismo dei colori di Goya.

Tecnologia fa rima con meritocrazia forse più di ogni altra cosa. Steve Jobs o Jack Dorsey si affermano perché hanno visione, declinano il nuovo utilizzando la tecnologia e contribuiscono a migliorare le vite umane. Quando invece, come da troppi anni avviene in Italia, la strategia non c’è più e la tecnologia si compra con gare al massimo ribasso con la logica dei servizi di pulizia, magari corredate da marchette relazionali di ogni tipo come il caso Milanese insegna bene, allora non esiste alcuna via di fuga al default sistemico. Il digital divide tra l’Italia e il resto del mondo è già in corso e il caos Sogei lo certifica nella maniera più plastica. Dobbiamo prepararci a competitività e produttività sempre meno raffrontabili con quelle dei nostri vecchi peers occidentali, proprio per il fatto che disporremo di tecnologia di serie B e C.

IL VERO SPREAD CON L’EUROZONA

Il fatto, poi, che Sogei nulla spieghi e comunichi contribuisce a colorare di nero il nero. Nella stagione del cloud, della tecnologia in-memory e delle apps Sogei dovrebbe costare il 50% in meno e avere al massimo un centinaio di dipendenti. Invece continua a costare circa 370 milioni all’anno di tasse altrui segnalando, come può fare soltanto il faro più luminoso in un mare in tempesta, che il vero spread con l’eurozona, quello che condanna l’Italia alla decrescita, è proprio quello prodotto da una amministrazione pubblica con una efficienza non europea. Anche nel caso di Sogei, ovviamente, la spending review può attendere.

Leggi il commento su Italia Oggi

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