Il 2013 che ci accingiamo a chiudere ci ha profondamente deluso. Nonostante i roboanti proclami di ritorno alla crescita e del riassorbimento della disoccupazione, abbiamo tristemente dovuto incassare un altro -1,8% di Pil e subire impotenti contare a 1.810.000 gli italiani a spasso dal 2007. Lo stesso sempre prudente Centro Studi della Confindustria ci fa sapere che si è raggiunta la drammatica cifra di 7.300.000 sommando le persone a cui manca un lavoro totalmente o parzialmente, cioè non sufficiente per condurre una vita al limite della dignità e che le famiglie italiane hanno, nello stesso periodo, tagliato mediamente i consumi per 5.037 euro l’anno.
IL MORTIFERO VINCOLO ESTERNO
Ma la colpa di tutto ciò non è imputabile alla classe politica dirigente per non essere riuscita a proporre soluzioni politiche e tecniche per invertire la tendenza negativa che sta letteralmente dissolvendo l’Italia, ma per non aver voluto ammettere che ci siamo affidati al vincolo esterno delle regole anacronistiche dei Trattati che non potremo mai ragionevolmente rispettare se non a discapito del Paese stesso. Che senso ha rincorrere numeri e parametri per tentare di uniformare la nostra economia verso un modello che non ci riguarda? Perché ostinarsi a diventare ad immagine e somiglianza di altri quando abbiamo dimostrato in passato che da soli eravamo capaci di camminare da soli, visto l’indisponibilità altrui a mediarsi con le nostre caratteristiche? Certamente non eravamo esenti da enormi problemi, ma certamente riuscivamo a superarli autonomamente e non come ora costretti progressivamente verso un annullamento definitivo dell’entità nazionale.
LE OPERE CIECHE DEL PROF. DIVENUTO SENATORE A VITA
Il professore divenuto senatore a vita per poi, in un batter di ciglia, Presidente del Consiglio per 17 mesi, incoronato nel ruolo con una procedura irrituale per una nazione che si accredita di essere democratica, ha perseguito con cieca ostinazione dogmatica l’imposizione dell’austerity ordinata e pretesa dalla Commissione Europea che alla prova dei fatti è servita più a tutelare i creditori esteri del sistema finanziario, disastrato per proprie colpe, che gli interessi effettivi del Paese. Tutti i dati macroeconomici si sono depauperati, mentre le aziende chiudevano con progressione esponenziale sotto il peso di una politica economica non compatibile, non solo con quella consolidata nei nostri precedenti settan’anni, ma anche con la ragione del buon senso. Chi potrà mai perdonargli di aver aumentato l’imposizione fiscale contraendo i consumi fino ad annullare, anzi diminuire, le stesse entrate tributarie? Il tutto con l’effetto boomerang di abbattere drammaticamente i consumi e aumentare il debito pubblico, sempre nei sopraindicati 17 mesi (lo ripeto perché parlamentari con cariche istituzionali del suo partito neanche lo sanno!) di ben 148,6Mld di euro, passando da 1892,7Mld del novembre 2011 a 2041,3 dell’aprile 2013.
GLI SFORZI INFRUTTUOSI DI LETTA E GLI ESEMPI DI FRANCIA E SPAGNA
Perché il grosso credito e prestigio vantato in campo internazionale e Europeo da Mario Monti non è stato utilizzato per spiegare e ottenere, dati alla mano, che la politica tesa esclusivamente all’austerity avrebbe peggiorato la situazione senza concedere spazi alternativi? Lo stesso dicasi per Letta: che valenza hanno i generosi omaggi di solidarietà dispensati dalle cancellerie europee se poi il nostro attuale capo di Governo non riesce neanche a farsi tollerare uno 0,1% di deficit dopo aver continuato ad infliggere inutili sacrifici ai propri cittadini? Ricordo, per i più distratti, che la Francia riesce a farsi concedere un deficit in deroga oltre il 4% del PIL e la Spagna del 7%! La sensazione che ne consegue è che entrambi siano considerati ormai non dei rappresentanti di un popolo sovrano, ma meri esecutori disponibili ad eseguire ordini decisi altrove. Ne erano e ne sono coscienti del ruolo che hanno e stanno svolgendo?
I RISULTATI NEFASTI DELLA BIO-MACCHINA DI BRUXELLES
Quanti suicidi per motivazioni economiche si sarebbero evitati e quante persone in meno starebbero a spasso perché le aziende non sarebbero stare costrette alla chiusura? In poche parole perché non hanno fatto veramente gli interessi del proprio Paese di fronte all’evidenza, sostenendo testardamente che li facevano se avessero invece perseguito fedelmente il rispetto delle regole europee? Non si sono accorti che la grande bio-macchina di Bruxelles aveva estraniato ogni spazio alla rappresentanza politica, esautorando quindi i cittadini, preferendo affidare a meccanismi automatici la sopravvivenza della costruzione monetaria? Perché non hanno mai alzato un dito?
LE CREDIBILITA’ PERDUTE
Queste sono colpe non potranno mai essere giustificare di fronte al giudizio degli italiani e nulla varranno le tardive prese di posizione sulla revisione dei Trattati. Che credibilità pensano di avere oggi personaggi come Prodi, Monti, Letta e interi partiti come il PD, ciò che è rimasto di Scelta Civica e della costola del PDL capeggiata da Alfano, con ormai la terra che gli frana sotto i piedi, nell’iniziare sfacciatamente a predicare la revisione delle regole? Dove eravate fino adesso?
LE REAZIONI DEI CITTADINI ALLARMANO L’ESTABLISHMENT
Ma la fine del 2013 sarà ricordata anche perché tutto l’establishment ha iniziato a temere le forti voci critiche che si stanno innalzando sempre più forti da ogni angolo del Continente contro la costruzione monetaria europea. I rozzi apostrofi di populismo con cui si rivolgono in modo dispregiativo e arrogante nei confronti di chi intravede invece possibili alternative, la dice lunga su come iniziano a temere le reazioni dei cittadini che utilizzeranno le elezioni europee del prossimo maggio come arma per disarcionarli. Le violente accuse di antieuropeismo e di sterile nazionalismo dispensate nei confronti di chi combatte questo euro che sta uccidendo la maggioranza dei paesi europei, non salverà in ogni caso questi individui dall’essere in futuro considerati come i soli responsabili del naufragio dell’intero disegno d’Europa.
I DOGMI DI DRAGHI E LE CERTEZZE DEMOCRATICHE
L’osannata irreversibilità dell’euro, tanto cara al nostro buon Draghi, si scontrerà immancabilmente contro la inappellabile certezza degli elettori che la democrazia è molto più irreversibile per poter permettere che la gestione di una moneta diventi un surrogato di governo sovranazionale lasciata nelle mani di una oligarchia autoreferenziale non eletta e con scarsissime capacità.
IL BIVIO DAVANTI A NOI
Siamo a un bivio: o continuare su questa strada con la prospettiva di diventare rapidamente sempre più una colonia del Nord Europa, ostaggio di una complice classe politica incapace di proporre rapidamente soluzioni per il riscatto del Paese, o prendere la decisione di liberarci dai vincoli esterni dei Trattati e dai vincoli interni, cioè dagli attuali politici stessi. L’opzione del ritorno alla piena Sovranità non sarà certo una passeggiata, ma sarà l’unica alternativa nella CERTEZZA ASSOLUTA che questo Paese può ancora esprimere una potenzialità formidabile e che non vuole e non deve piegare la testa in modo irreversibile consegnandosi a una resa senza condizioni.
Viva l’Europa, ma prima di tutto viva l’Italia e viva gli italiani!