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“No alla nuova idolatria del denaro”

Evangelii-gaudium-Francesco_1 Non sono parole di un pericoloso rivoluzionario anti-capitalista ma di un Papa. Cioè dell’attuale Pontefice Francesco che, nella sua recente Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, pubblicata nel novembre 2013, dedica ben due paragrafi al tema dell’economia senza volto, dagli eloquenti titoli: No alla nuova idolatria del denaro (v. i punti 55-56) e No a un denaro che governa invece di servire (nn. 57-58).

Due passaggi, in particolare, meritano di essere rilevati, entrambi contenuti nel capitolo secondo, nel quale il Pontefice analizza i motivi della crisi moderna  dell’impegno comunitario (nn. 52-109).

In tale contesto, nella sua diagnosi “anti-plutocratica”, Bergoglio individua un male sociale di fondo la cui estirpazione è necessaria per tentare di risollevare la società mondiale dalla «crisi finanziaria che attraversiamo». Alla sua origine, infatti, denuncia il Papa, «vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l’economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l’essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo» (n. 55).

Questa degenerazione dell’economia, scrive a chiare lettere il Papa, è dovuta all’abbandono dell’etica: «La si considera controproducente, troppo umana, perché relativizza il denaro e il potere. La si avverte come una minaccia, poiché condanna la manipolazione e la degradazione della persona. In definitiva, l’etica rimanda a un Dio che attende una risposta impegnativa, che si pone al di fuori delle categorie del mercato» (n. 57).

Sarebbe ora, per credenti e non credenti, di ascoltare queste voci, perché un motivo ci dovrà pur essere se da più di un lustro ormai l’intero settore finanziario è sotto shock e non accenna a riprendersi. «I guru della grande finanza – ha scritto sul nuovo numero della rivista “Intervento nella Società” (4-ottobre/dicembre 2013), Riccardo Pedrizzihanno creato un sistema dove cntano soltanto le performance dei profitti, dove bisogna raggiungere i rislutati ad ogni costo e costi quel che costi, dove i mercati danno giudizi inappellabili sul brevissimo tempo, giorno per giorno, se non ad “horas” ed a frazione di minuto, dove per raggiungere gli obiettivi assegnati non si esita a fare truffe planetarie ed a distruggere i risparmi di una vita di lavoro dei piccoli risparmiatori e persino le pensioni di anziani ed invalidi; chi ha creato questo mostro, che si chiama “mondo della finanza”, alla distanza non regge e la fa finita, suicidandosi, uccidendosi» (R. Pedrizzi, Il demone del denaro, p. 4).

Sulla scia del Santo Padre, sono molti gli osservatori che, dentro e fuori la Chiesa, stanno affrontando con la medesima chiave di lettura la drammatica situazione dell’uomo di oggi, che è in preda alla bramosia del consumo, dell’arrivismo e dello Status symbol. Tutti pseudo-valori, questi, per i quali l’uomo sradicato dell’Occidente rinnegatore delle sue radici cristiane pare disposto a tutto, persino a prostituirsi intellettualmente oltre che materialmente. Contro questi signori e, soprattutto, contro le “strutture di peccato” che hanno originato negli ultimi settant’anni, con il grandissimo Bergoglio dell’Evangelii Gaudium, proclamiamo a gran voce: «Il denaro deve servire e non governare!» (n. 58).

 


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