Ho incontrato casualmente un vecchio amico che non vedevo da molti anni, da quando – circa venticinque anni fa – decise di mollare studio professionale, progetti di carriera forense per trasferirsi con la sua compagna di allora ai Caraibi, aprire un bar sulla spiaggia e vivere 365 giorni all’anno in maglietta e costume da bagno.
Dopo un’ora trascorsa a parlare di ricordi, delle gite domenicali in moto che diventavano sfide a limare pedane e cavalletti sulle curve della Serravalle o della Cisa (allora non esistevano tutor o radar e c’era tutta l’incoscienza dei vent’anni) mi dice che non vede ora di ripartire, nessuna nostalgia del suo Paese, che la sua patria oramai è là dove vive la sua famiglia, i suoi figli avuti da quella ragazza che nel frattempo è diventata sua moglie. Mi mostra sul telefono le fotografie dell’albergo che oggi possiede, ne parla con orgoglio e soddisfazione per il buon andamento delle prenotazioni, è appagato e felice. Quindi è curioso di conoscere la mia storia, mi confessa che tramite altri amici con i quali aveva mantenuto contatti ha avuto modo di sapere che ho avuto fortuna negli affetti e nel lavoro, ne è compiaciuto. Si è fatto tardi, ha il volo per Londra dove si fermerà un paio di giorni per poi proseguire verso casa, ci salutiamo abbracciandoci con la promessa di rivederci e l’invito ad andare a trovarlo.
E mentre si allontana, sarà per l’atmosfera del fine anno o forse per una Milano festaiola pigra e tranquilla, non posso fare a meno di pensare a quella sua giovanile decisione di tanti anni fa, coraggiosa e poco razionale, che lo ha reso un albergatore felice in bermuda invece di un professionista in giacca e cravatta. È la vita – mi dico – dove spesso sono le scelte meno comode e più rischiose a fare la differenza. E penso a mia figlia ed ai giovani di oggi, alle decisioni che dovranno prendere in un mondo sicuramente più complesso ma più piccolo, dove Shanghai o Dubai sono oggi più vicine a loro di quanto lo fossero Catania o Palermo per noi giovani di allora.
È tempo di auguri, quindi l’auspicio di un cinquantenne fortunato è che possano sempre avere il coraggio e quella lucida follia necessari per realizzare le aspirazioni ed i sogni che hanno nel cuore e riescano così trovare la felicità, poco importa se a Milano o su una spiaggia caraibica, in una grande metropoli mondiale o in piccolo paese della campagna italiana: in fondo, ciò che conta è non avere rimpianti.
Buon anno e buona fortuna, ragazzi.