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Che cosa ha davvero detto e fatto l’Oracolo Draghi

Le ambasce europee, da ieri, hanno un nome: Draghi.
Il sospetto aleggiante sui mercati da qualche giorno, ovvero che la stabilizzazione dell’inflazione europea e il rimbalzo in alcune serie macroeconomiche avrebbe prodotto un irrigidimento nel Governing Council della Banca centrale europea, è diventato realtà alle 14.30, quando il suo Presidente ha raffreddato le speranze di nuovi provvedimenti a breve.

ANDIAMO CON ORDINE

La seduta asiatica ha tenuto il tono contrastato che la contraddistingue da giorni. Alla pesantezza di Tokyo, disturbata dalla forza dello Yen, ha fatto da contraltare una India ispirata dalla possibilità che l’opposizione ottenga una vittoria elettorale alle elezioni locali. Male Sydney dopo il trade balance peggio delle attese.

MERCATI EUROPEI

La mattinata europea è trascorsa in preda alla consueta paralisi che precede i grandi eventi.  L’upgrade dell’outlook della Spagna e una buona asta di Bonos hanno controbilanciato la lieve incertezza legata alla pronuncia della Consulta sul Porcellum.
L’unica certezza era che né l’ECB né la Bank of England avrebbero mosso i tassi ieri, per cui lo show sarebbe cominciato alle 14.30.

LA PRIMA SCOSSA

La prima emozione l’ha data la revisione al GDP US del terzo trimestre 2013, battendo sonoramente le stime (3.6% da precedente 2.8% e vs attese per 3.1%). Il grosso della sorpresa è dovuto ad un ulteriore accelerazione dell’accumulo di scorte, che aggiungono un 1.7% circa, la più grossa contribuzione da 2 anni a questa parte ad un GDP trimestrale. Ciò deve moderare un po’ l’entusiasmo per il dato headline, visto che in assenza di un forte incremento di domanda, il magazzino sottrarrà crescita ai trimestri successivi. Ma si notano anche miglioramenti in altre componenti, come la spesa per investimenti, e i consumi di beni durevoli, che fanno ben sperare. In generale un buon dato, anche se non quanto suggerisce il numero di sintesi, che segnala una prosecuzione del trend di accelerazione della crescita lungo il 2013, pur da livelli iniziali bassi.
La reazione del mercato è stata coerente con un incremento delle probabilità di un tapering tra 2 settimane: equity e treasuries in discesa e$ in recupero.

IL DISCORSO DI DRAGHI

Subito dopo, è stata la volta di Draghi di catalizzare l’attenzione.
Lo statement del presidente ECB ha offerto poche novità, e scarsissimi segnali di urgenza nel mettere mano all’arsenale. Le previsioni macro hanno subito poche modifiche (+0.1% a 1.5% di GDP per il 2014) e quelle di inflazione sono state moderatamente ritoccate al ribasso (-0.2% a 1.1% nel 2014) con il bilancio dei rischi ancora in equilibrio e le aspettative a medio termine fermamente ancorate. Il recupero di 0.2% del inflazione EU a novembre è stato sottolineato e indicato come atteso. In altre parole, la situazione è sotto controllo e il rischio deflazione trascurabile.

LE MISURE STRAORDINARIE

Venendo alle misure straordinarie, Draghi ha ribadito che l’ECB ha parecchie opzioni di politica monetaria a disposizione, ma ha chiarito che al momento non esistono le condizioni per applicarle e che la scelta tra le varie misure dipende dal tipo di rischio che si materializza, e da un attenta valutazione degli effetti collaterali. Parlando specificamente dell’LTRO, il Presidente ECB ha dichiarato che misure generiche come quelle varate 2 anni fà hanno svolto la loro funzione di supporto al settore bancario europeo e al debito pubblico dei paesi periferici. Ora la situazione è cambiata, e una nuova LTRO deve essere disegnata in modo da raggiungere l’economia reale e non per fungere da sussidio per gli Istituti bancari. Infine Draghi ha posto l’accento sulla Asset Quality Review, dichiarando che è fondamentale per ripristinare la salute e la fiducia nel sistema bancario, e quindi deve essere rigorosa e credibile. L’ECB si guarderà da addolcirne i parametri, limitandosi a gestirne i rischi con misure appropriate.

LE REAZIONI DEL MERCATO

In generale, Draghi sembra aver inteso ridimensionare le attese di easing aggressivo alimentate dalla mossa a sorpresa dello scorso meeting, e dalle successive dichiarazioni dei vari membri. A giudicare dalla reazione del mercato, sembra esserci riuscito.
L’€ ha rapidamente annullato l’effetto GDP US, facendo segnare i massimi da oltre un mese. I tassi sono corsi a prezzare un ECB meno acccomodante delle attese. L’equity europeo ha accelerato al ribasso, per chiudere sui minimi di seduta.
L’implicita critica al carry trade, contenuta nella considerazione che ulteriori misure devono raggiungere l’economia reale e non offrire un sussidio alle banche, ha picchiato duro sul settore (stoxx banks -1.6%), e sugli strumenti di tale trade:  a fine seduta i titoli di stato italiani e spagnoli (con buona pace dell’upgrade) presentano allargamenti significativi (6/7 basi points), con particolare focus sulla parte breve.

Sorprendentemente, Wall Street, pur senza incantare, resta in gran parte impermeabile alla volatilità di origine europea, confermando la teoria esposta giorni fa di una alta componente di riallocazione geografica in questi movimenti.
A questo punto, chi vuol giocarsi un rimbalzo degli asset europei, dopo il violento repricing delle ultime 4 sedute, deve contare su una sua tenuta. Personalmente, non sono troppo fiducioso.

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