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Ecco il futuro di Mps secondo gli industriali. Parla Campinoti (Confindustria Siena)

Poche parole, ma chiare. Paolo Campinoti, ceo di Pramac e presidente di Confindustria Siena, per Mps invoca l’intervento della Cassa depositi e prestiti, è preoccupato da un controllo estero del Monte ma non boccia, anzi, l’operato dei vertici della banca presieduta da Alessandro Profumo e guidata dall’amministratore delegato, Fabrizio Viola.

Presidente, il voto dell’assemblea di Mps l’ha più preoccupata o l’ha più soddisfatta?

C’è molta proccupazione perché non siamo riusciti a trovare un punto di incontro fra la Fondazione e la Banca, e sicuramente questo voto lascerà il segno.

Dopo il no dell’assemblea di Mps ai tempi chiesti da Profumo e Viola per la ricapitalizzazione, i vertici della banca secondo lei dovrebbero dimettersi?

Io spero di no perché stanno facendo molto bene, però queste sono decisioni personali che ognuno deve prendere seguendo i suoi principi.

Tra il presidente di Mps, Alessandro Profumo, e il presidente della Fondazione Mps, Antonella Mansi, chi ha più ragione?

Credo che entrambi hanno agito in buona fede e entrambi non potevano fare diversamente.

Come valuta l’operato dei vertici attuali del Monte dei Paschi di Siena?

E’ stato un operato positivo.

Confindustria Siena da lei presieduta ha auspicato un intervento della Cassa depositi e prestiti in Mps, considerata un asset strategico del Paese. La proposta ha avuto reazioni?, e di chi? Di consenso o di dissenso? Avete sentito anche i vertici di Cdp?

Purtroppo non abbiamo avuto nessuna reazione. Solamente il sindaco di Siena ha condiviso la nostra posizione.

Condivide anche lei, come industriale privato ed esponente di Confindustria, i timori di molti a Siena che banche straniere possano controllare Mps in futuro?

Sicuramente è una preoccupazione reale. Io personalmente sono molto favorevole al mercato ma ormai la finanza internazionale gioca un ruolo eccessivo nel nostro Paese, basti pensare che gli ultimi ministri delle finanze, Monti e addirittura Draghi hanno tutti lavorato o lavorano per le principali banche internazionali. E’ facile dedurre quanto possano essere liberi in certe decisioni.

Ma non è inevitabile, e per alcuni anche auspicabile, che la Fondazione si riduca nell’azionariato di Mps?

Questo non è sicuramente in discussione, la Fondazione avrà in futuro un ruolo marginale nella banca.

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